Dopo Milazzo tocca a Stefano Pellegrino. Forza Italia ci riprova ad abolire la doppia preferenza di genere nelle elezioni locali. E’ ricomparso in Commissione oggi all’Ars il disegno di legge che la abolisce stavolta presentato proprio dall’onorevole Pellegrino.

Nei mesi scorsi su questo tema era scoppiata una vera e propria guerra fra le donne dell’Ars e il capogruppo azzurro Giuseppe Milazzo. Dopo un botta e risposta durato settimane l’allora emendamento venne soppresso e le cose restarono così come sono.

Oggi la nuova carica e la nuova rivolta “Con l’introduzione della doppia preferenza di genere abbiamo evitato il triste spettacolo di aule consiliari occupate solo da uomini; uno spettacolo purtroppo non raro nel pasato – dice Cladio Fava del movimento 100Passi, Presidente della commissione antimafia regionale che cita dati ben precisi relativi alla evoluzione nella composizione degli Organi consiliari prima e dopo la legge.

L’introduzione della doppia preferenza di genere ha consentito una maggiore presenza di donne nei Consigli comunali dell’Isola. Dalla sua introduzione, lo dimostrano i dati seguenti, l’aumento della presenza di donne nelle istituzioni è aumentata di oltre il 30% attestandosi su una media (al 2018) di circa il 30%. Negli stessi comuni precedentemente all’introduzione della legge in molti casi la presenza femminile era sonno il 10% con non pochi esempi di aule consiliari tutte al maschile.

I risultati della legge sono, quindi, stati quasi ovunque centrati. E non hanno risentito neppure della riduzione dei seggi per effetto delle riforme sul numero complessivo degli eletti. Questo nei grandi e medi centri, come nei piccoli.

Le recenti elezioni amministrative (Catania, Messina, Trapani, Siracusa, Ragusa) confermano questi dati.

Nelle grandi città le donne passano dal 12% ad oltre il 30% della rappresentanza del consiglio comunale a Palermo, dall’11% al 20% a Catania, da poco sotto il 20 ad oltre il 30 a Messina, dal 15 al 25% a Ragusa, dal 13% ad oltre il 30% a caltanissetta, dal 6% al 30% ad Agrigento. Ancora più marcato l’effetto nei medi centri, dove non si vede più la vergogna di un consiglio comunale monosessuato. Il 35% a Marsala, il 26% a Mazara, il 30% a Monreale e oltre il 20% a Modica (comuni dove prima della legge attuale non sedeva neppure una donna in consiglio comunale), il 40% a Paternò e così via.

Oggi l’Ars vede appena il 20% circa dei seggi occupati da donne, per altro prendendo in esame solo la quota di seggi assegnata nei collegi provinciali la percentuale scende sotto il 20%, una percentuale più bassa di quella di quasi tutti i consigli comunali siciliani

“Non solo ci opporremo – conclude il parlamentare de I cento passi – ma rilanciamo: nella proposta di modifica alla legge elettorale regionale che abbiamo presentato nelle scorse settimane il doppio voto di preferenza di genere è esteso anche all’Ars, affinché l’Assemblea regionale possa essere finalmente un consesso donne e di uomini, con pari dignità, presenza e capacità di rappresentanza”.

E non poteva mancare la reazione della bgrande sostenitrice della doppia preferenza , Marianna Caronia: “L’incredibile accanimento con cui la I Commissione dell’Ars continua a tentare l’abolizione della doppia preferenza di genere spiega, paradossalmente, perché la Sicilia sia ultima nelle classifiche per ricchezza e vivibilità.
Di fronte ad un panorama economico così disastroso come quello siciliano, una parte della classe politica, guarda caso a prevalenza maschile, considera l’abolizione della preferenza di genere una priorità indifferibile!
Proprio questo accanimento dimostra invece quanto questa norma sia non soltanto utile ma anche necessaria, perché dimostra come una qualificata presenza femminile nelle istituzioni possa essere il cardine per rompere interessi personali ed un vecchio modo di fare politica che certamente non è a servizio della comunità”.