Partecipò alla rissa che sfociò nel tragico omicidio di Paolo La Rosa. Ribaltata in appello la condanna per Rosario Namio, 22 anni di Cinisi. Il giovane è stato condannato per rissa aggravata a 6 mesi di reclusione, mentre in primo grado era stato assolto. Dunque è stata riconosciuta la sua partecipazione attiva a quella baruffa da cui poi nacque il terribile fatto di sangue e portò alla morte di Paolo La Rosa, 21 anni di Cinisi, colpito a morte da diversi fendenti in una notte di febbraio del 2020.

La difesa: “Non voleva litigare”

Namio si è sempre difeso sostenendo che in realtà lui avrebbe voluto tirarsi fuori da quella rissa che era scoppiata tra i cugini Pietro Alberto e Filippo Mulè proprio con La Rosa in piazzetta Titì Consiglio, davanti ad un locale notturno. Bisognerà adesso attendere le motivazioni ma è chiaro che essendoci stata la condanna è stata in qualche modo riconosciuta la colpevolezza per l’antefatto di sangue che si consumò nel paese marinaro del Palermitano.

Il testimone

La posizione di Namio, dopo il processo di primo grado in cui è stato assolto dall’accusa, è totalmente cambiata quando è spuntato fuori un nuovo testimone. Questo ha al contrario con fermato di aver visto Namio colpire Paolo La Rosa con calci e pugni quella sera, poi a colpire a morte su Pietro Alberto Mulè il quale estrasse un lungo e affilatissimo coltello dalla tasca e trafisse alla gola la giovane vittima.

La famiglia di Paolo: “Soddisfatti dall’esito del processo”

In una nota ufficiale la famiglia di Paolo la Rosa si dice “soddisfatta dall’esito del processo”, al di là dalla quantificazione della pena inflitta. “Rosario Namio è colpevole – si legge -. E così finirà di andare in giro a dire che lui, che ha dato calci e pugni a Paolo morente già a terra, e che poi ha accompagnato l’assassino e il suo degno compare, prima a lavarsi il sangue di dosso e poi a nascondersi come topi di fogna, per andare poi a letto come nulla fosse, è innocente! Perché chi fa questo è un indegno e, sicuramente, è colpevole!”.

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