• In Sicilia i malati di Parkinson sono quasi 10mila
  • I nuovi Pdta attivati presso le Asp di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa
  • Un bilancio dei primi sei mesi di attività dei nuovi percorsi diagnostico-terapeuti assistenziali
  • L’approccio pluridisciplinare alla malattia

Da qualche mese in Sicilia, i pazienti affetti da Parkinson e Parkinsonismi possono curarsi attraverso i nuovi Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) già attivati dalle Asp di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa. Pilastro del nuovo modello di cura è la continuità assistenziale dei pazienti realizzata attraverso un approccio alla malattia pluridisciplinare e la piena integrazione ospedale-territorio.

Il Parkinson è una delle dieci patologie inserite nel Piano nazionale delle cronicità, seconda per incidenza solo all’Alzheimer. La patologia ha un forte impatto sociale soprattutto per i suoi effetti invalidanti nelle funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, che si ripercuotono sulla qualità della vita di chi ne è affetto, familiari e caregiver.

In Italia si contano circa 250mila pazienti affetti da Parkinson e quasi 10mila in Sicilia. Nei prossimi 15 anni i casi sono destinati a raddoppiare con l’aumentare della vita media.

A sei mesi dall’avvio dei Pdta operativi nel “Poliambulatorio Centro” dell’Asp di Palermo dedicato al Parkinson e ai Parkinsonismi, Blog Sicilia traccia un bilancio sui primi risultati con il presidente dei medici Toti Amato, membro del direttivo della Federazione nazionale Fnomceo, impegnato da anni ad affermare la centralità di una rete assistenziale a vocazione territoriale, con il neurologo territoriale referente dell’Asp di Palermo per il Pdta Parkinson, Carlo Alberto Mariani, e con Giuseppe Antista, geriatra e medico di medicina generale.

Multidisciplinarietà e telemedicina

Il presidente Amato ci spiega che “i Pdta sono l’esempio concreto di quell’integrazione ospedale-territorio, sempre dibattuta e mai realizzata, che prende in carico il paziente con un approccio multidisciplinare e lo rende protagonista del suo benessere insieme ai familiari e ai caregiver. Solo attraverso la continuità assistenziale e il contributo dei medici del territorio può esserci una maggiore aderenza terapeutica e una reale appropriatezza delle prestazioni. Che si traducono poi in meno ospedalizzazioni, più salute per il paziente e meno costi socio sanitari per  il Ssn, che sono elevatissimi per i pazienti cronici”.

E ancora: “Ciò che abbiamo sperimentato durante la pandemia ha insegnato che iniziative come la dad e video-consulti telefonici possono essere efficaci al di là dell’emergenza covid. Questa esperienza deve servire a fare chiarezza sull’improcrastinabilità degli investimenti in nuove tecnologie rimasti solo sulla carta e nei dibattiti. In questa prospettiva, ad esempio, la telemedicina è la chiave strategica per assistere i pazienti cronici che non hanno bisogno di essere ospedalizzati, ma più in generale dovrebbe essere potenziata la gestione telematica del paziente”.

L’impatto sociale e il ruolo della medicina ospedaliera

Carlo Alberto Mariani, neurologo territoriale referente dell’Asp di Palermo per il Pdta Parkinson, snocciola poi qualche numero. “In sei mesi di lavoro sono stati già trattati circa 200 pazienti. Oggi i casi accertati in Sicilia sono circa 10mila. Per il futuro, la stima epidemiologica attesa è di 25mila, di cui oltre 6mila solo a Palermo. La malattia ha un forte impatto economico e soprattutto sociale per i suoi effetti invalidanti. In Italia sono circa 250mila i pazienti affetti da Parkinson e più di un milione in Europa. Per il 70 per cento la malattia colpisce gli over 65, soprattutto uomini, per il 15% gli under 50. Ma sono numeri destinati a raddoppiare con l’aumentare della vita media. Il Parkinson è tra le dieci patologie inserite nel Piano nazionale delle cronicità, dopo l’Alzheimer è la malattia degenerativa più diffusa nella popolazione. Questi nuovi percorsi terapeutici che abbiamo avviato lo scorso ottobre grazie a un decreto assessoriale, stanno già dimostrando che il pieno coinvolgimento del paziente e dei suoi familiari è la strada più efficace per rispondere ai bisogni complessivi di salute dell’ammalato”.

Il medico di famiglia come canale privilegiato

Il ruolo della medicina generale nelle neonate strutture è centrale chiarisce Giuseppe Antista, specialista in geriatria e medico di medicina generale: “Se il neurologo è la figura di raccordo tra tutti gli altri specialisti ospedalieri e territoriali, il canale privilegiato resta il medico di famiglia. L’obiettivo dei Pdta è migliorare la qualità della loro vita seguendolo in tutte le fasi della malattia: dalla diagnosi, al trattamento farmacologico e riabilitativo. Grazie al nostro ruolo, già dai primi sintomi possiamo arrivare ad una rapida diagnosi, interagendo con la rete di specialisti del Centro, il paziente risponde certamente con più aderenza al percorso terapeutico condiviso. I malati di Parkinson sono molto fragili. In tempi di lockdown ad esempio, la solitudine e l’isolamento hanno aggravato i sintomi fisici tipici della malattia. Pur non essendo esposti a un maggior rischio di contrarre l’infezione da covid rispetto ad altri soggetti, l’impatto con il lockdown ha aumentato i disturbi di ansia, la depressione e i problemi del sonno che già pesano notevolmente su questi pazienti. Ecco che la continuità assistenziale diventa necessaria”.

Articoli correlati