Potrebbero essere all’incirca 5 mila i boss di mafia che beneficerebbero sulla carta del cosiddetto decreto Rave. Norma del governo nazionale che rivede il cosiddetto carcere ostativo. In buona sostanza ci si è adeguati a quanto evidenziato dalla Consulta. Ad essere emerso il fatto che il carcere ostativo possa violare alcuni articoli della Costituzione riguardo alla “finalità rieducativa del carcere” e “l’uguaglianza della legge per tutti”.

L’intesa per evitare le scarcerazioni

Forze dell’ordine, dipartimenti dei penitenziari e Procura nazionale antimafia stanno mettendo in campo una sorta di intesa. Sarebbero addirittura già una settantina le istanze presentate per l’uscita dalle carceri. Sulla base delle stime, si parla di 5 mila boss che potrebbero accedere la beneficio. Varato un protocollo d’intesa sull’applicazione della norma e per sventare anzitutto possibili “scarcerazioni facili”.

Cosa stabiliva la norma

Con l’ergastolo ostativo si stabiliva  che coloro che vengono condannati per reati di particolare gravità non potevano accedere a “benefici”. Come permessi, o sconti, sistemi alternativi alla detenzione e altre cose simili. Una norma che era applicata  a chi commetteva reati nel contesto della criminalità organizzata, o di terrorismo ed eversione. Il recente decreto Rave varato dal governo nazionale fa accedere i condannati per mafia e terrorismo ai benefici penitenziari, anche senza collaborare con la giustizia. Quindi anche se non pentiti o dissociati. Tuttavia prevede dei paletti precisi, per impedire che siano ammessi ai premi persone che possano avere ancora collegamenti con la criminalità.

L’ultima operazione antimafia a Palermo

La mafia è viva e vegeta e sono proprio i vecchi boss quelli che dimostrano di avere ancora il comando. Il 15 dicembre scorso l’ennesima retata a Palermo che ha colpito il clan mafioso di Porta Nuova. Le accuse contestate sono di estorsione, consumata e tentata, associazione a delinquere per  traffico e lo spaccio di stupefacenti tutto nell’interesse del clan mafioso di Porta Nuova. I carabinieri di Palermo hanno arrestato 9 tra boss e gregari all’interno di uno dei mandamenti di mafia più potenti del capoluogo siciliano. Tra i fermati ci sono anche Franco e Massimo Mulè, padre e figlio che erano stati da poco scarcerati dopo una serie di ricorsi.

La “ferita” di Brusca

Ci sono state polemiche di non poco conto attorno alla recente scarcerazione del boss di San Giuseppe Jato Giovanni Brusca. Dallo scorso 1 giugno è tornato libero. Ha scontato tutta la pena che gli era stata inflitta, e a differenza di altri collaboratori di giustizia, lui la condanna l’ha espiata in cella. Adesso è un uomo libero, sottoposto a controlli e protezione, ma libero. Tecnicamente resta però sottoposto a quattro anni di libertà vigilata. Così ha deciso la corte d’Appello di Milano, l’ultima a pronunziarsi sul conto del condannato in relazione al processo più recente.

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