Sono circa 4.500 gli abbattimenti e le catture in Sicilia nell’ambito del piano di contrasto alla peste suina. I dati resi noti da Roberta Paci, dirigente dell’assessorato all’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea. L’intervento per contrastare il rischio della diffusione della malattia mentre il commissario straordinario per la peste suina Vincenzo Caputo ha stabilito come obbiettivo l’abbattimento nel primo anno di 9.500 capi. La peste suina ancora non è presente in Sicilia e quindi si sta intervenendo in via preventiva. Il piano messo in campo anche per ridurre il numero dei cinghiali che stanno devastando i territori

Personale appositamente formato

Ad oggi formate 648 persone per svolgere le attività di contenimento dei suidi. Al momento 171 i capi catturati con gabbie e chiusini in diversi comuni del palermitano. Tutti destinati per lo smaltimento ai carnai realizzati per l’alimentazione dei rapaci selvatici all’interno del parco delle Madonie, uno a Ficuzza e uno in località monte Carcaci Castronovo. Altri 78 capi sono stati prelevati nel messinese.

Poi ci sono i piani di controllo attivi in Sicilia dall’inizio del 2023. In questo caso sono 190 i capi prelevati dagli operatori del parco delle Madonie, 51 con abbattimento da postazione fissa e 139 catturati con gabbie e chiusini. Altri 98 capi sono stati catturati nelle aree limitrofe e nella riserva naturale orientata di Monte Pellegrino. A questi numeri, non molto confortanti, andranno aggiunti il numero di capi di cinghiali e suidi selvatici che da settembre 2023 a gennaio 2024 verranno catturati dai cacciatori. Nel 2022 sono stati segnati dai cacciatori nei tesserini venatori circa 4.000 capi prelevati in tutta la Regione.

Il piano straordinario

Ad essere messo in campo un piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali. In questo modo si prevede anche la necessità di creare le condizioni per una filiera commerciale della selvaggina in genere e del cinghiale in particolare. Tale filiera, a partire dal prelievo dei capi, deve arrivare al prodotto finito disponibile per la commercializzazione, passando per gli stabilimenti di macellazione e di lavorazione sotto il controllo veterinario. Tutto ciò con la finalità di generare un processo virtuoso con la valorizzazione delle carcasse dei suidi selvatici provenienti dai piani di prelievo.

Un ruolo importante è svolto dai medici veterinari dell’Asp 6 di Palermo. Sono impegnati con azioni di controllo sui suidi selvatici e con imponenti misure di biosicurezza attivate negli allevamenti domestici per prevenire il rischio contagio da virus Psa. Nel contempo stanno portando avanti azioni legate allo smaltimento delle carcasse come la creazione di 5 carnai distribuiti tra le province Palermo, Trapani e Agrigento. Tutti dedicati alle specie in pericolo come il grifone ed il capovaccaio.

Lo scopo dei carnai

I carnai hanno un duplice scopo: da un lato risparmiare risorse pubbliche e, dall’altro, essere di supporto alle specie in pericolo di estinzione come i grandi avvoltoi. Proprio su questa tematica è intervenuto il commissario straordinario dell’Istituto zoo profilattico di Sicilia Salvatore Seminara: “Il nostro ente si sta impegnando, ormai da anni, con campagne attive di reintroduzione del grifone in territori precedentemente abitati da questi grandi rapaci. Oggi si contano oltre 300 individui, di cui 5 coppie nidificanti nel parco dei Nebrodi ed una nuova colonia sulle Madonie, ad Isnello. Vede già soggetti territorialmente stabilitisi in un’area in cui la specie si era estinta a causa di avvelenamenti contro volpi e cani randagi”.

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