Figuraccia Pnrr siciliano, su 63 progetti presentati sono ben 31 quelli bocciati.
Ma cosa si poteva fare per evitare questa catastrofe? Come ha agito la Regione? A cosa è dovuto quanto accaduto?
Sono tanti gli interrogativi che oggi ci si pone, ai quali cerca di dare una risposta anche Gaetano Armao, vicepresidente della Regione e assessore all’Economia. “L’immagine è spiacevole ma è questa: siamo come “incaprettati” dalla mancanza di funzionari e burocrati di alto livello. Più cerchiamo di muoverci, di liberarci dagli adempimenti, più finiamo strangolati”.
In una intervista rilasciata a Repubblica Palermo Armao non esita a sottolineare tutte le difficoltà della Regione.
Quei progetti, se approvati, avrebbero significato davvero molto per la Sicilia. Ed oggi non resta altro che l’amaro in bocca.

“Abbiamo enormi problemi”

Armao non nasconde affatto che “abbiamo enormi problemi”, pur sottolineando la sua visione del ‘processo’ di bocciatura dei progetti. E a chi gli chiede se erano scritti male risponde senza esitazione: “No, su questo singolo caso il problema è stato il ministero che si è mosso al di fuori dei normali iter che riguardano il Piano di ripresa e resilienza. Non c’è stato alcun passaggio dalla Cabina di regia e dalla Conferenza delle Regioni, e questo non rispetta quanto previsto proprio dal Pnrr. Diciamo che quello di Patuanelli è stato un bando figlio di una gestione autonoma del suo ministero”.

Lo “stress burocratico”, manca il personale

Ma andando alla sostanza, quale è il problema dei progetti siciliani? Il vicepresidente della Regione, dice che la stessa “sta subendo e vero e proprio ‘stress burocratico’”. Il motivo è presto spiegato: “Negli anni scorsi si è spinto all’inverosimile verso prepensionamenti e fuoriuscite di personale, soprattutto di funzionari e dirigenti di alto livello e di grande esperienza. In più abbiamo dovuto accettare a gennaio il blocco del turnover voluto dal governo nazionale e adesso dobbiamo fare i conti con una desertificazione di personale”.

Il cappio al collo e l’onda d’urto del Pnrr

Armao, che informa di aver parlato con il ministro Brunetta, riferisce anche l’argomento della loro conversazione. “Gli ho detto chiaramente – aggiunge – che siamo col cappio al collo e rischiamo di non farcela a gestire l’onda d’urto del Pnrr, ma anche lui è vincolato a quell’accordo. Quello che stiamo cercando di ottenere è di spingere per dirottare nei nostri uffici una fetta di burocrati statali, anche quelli che si stanno assumendo con i concorsi nazionali ai quali, fra l’altro, stanno partecipando tanti giovani siciliani. Secondo me è l’unica strada praticabile perché, se iniziamo a pensare a nuovi concorsi da far partire, perderemo almeno due anni e sarà troppo tardi per il Pnrr”.

Servono nuove figure professionali e tecnici competenti

Il vicepresidente della Regione ed assessore all’Economia ha le idee molto chiare sui bisogni della Regione. I funzionari che servirebbero sono, a suo avviso “fra 300 e 5000, e tra questi devono esserci figure professionali nuove”, per affrontare le nuove sfide del futuro, come ad esempio “la transizione digitale”. Ma “sono temi complessi da gestire in modo rapido”.

Non c’è tempo da perdere

Insomma, non c’è tempo da perdere e la Sicilia ha bisogno di aiuto per evitare altre ‘perdite’ che non faranno altro che mettere in ginocchio, più di quanto non sia già, la nostra Isola. E Roma, in qualche modo, deve aiutarci per non sprecare l’occasione del Recovery Plan.
Armao, ad una domanda relativa alla ‘concorrenza’ che il Nord Italia ci sta facendo, (basti pensare alle vicende degli investimenti di St Microelectronics e Intel) risponde che “c’è un problema politico ma prima ancora di progettazione. Dobbiamo cominciare a progettare e a condurre la nostra battaglia con gli altri territori sul fronte della competitività: a Torino o in Lombardia non c’è la Zona economica speciale, che in Sicilia consente benefici senza precedenti”.

Attrarre investimenti e realizzare infrastrutture

Come ha più volte detto Armao, la svolta sarebbe l’attrazione di nuovi investimenti e la realizzazione di nuove infrastrutture. “Poi, certo, la politica ha un ruolo nel difendere gli investimenti destinati al Sud”.

Le zone d’ombra e il futuro della Sicilia

Quanto accaduto, a molti non fa ben sperare per il futuro della nostra Isola. Come lo vede il vicepresidente della Regione? Questa battuta di arresto proprio non ci voleva.
Armao è realista con un pizzico di ottimismo ed indica le priorità: “Intanto bisogna ottenere dal governo centrale un maggiore coinvolgimento delle Regioni sulle decisioni relative al Pnrr. Nella commissione Affari europei della conferenza delle Regioni ho ricevuto il mandato di chiedere un maggiore coordinamento fra istituzioni, perché fino a oggi nella gestione del Pnrr ci sono alcune zone d’ombra. Poi bisogna fare di tutto per utilizzare tutte le risorse. Abbiamo davanti a noi tre o quattro anni di enorme crescita grazie a questa irripetibile iniezione di risorse pubbliche. Se non si allarga la base produttiva, qui rischiamo una crescita “pompata” che non porterà nuovo lavoro né sviluppo. Bisogna ricostruire un tessuto economico indebolito. Servono infrastrutture, alta formazione, nuove tecnologie. E abbiamo poco tempo”.

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