Troppo inquinamento, allarme erosione, boom di concessioni balneari ma canoni irrisori. Il nuovo Rapporto Spiagge 2021 di Legambiente “striglia” la Sicilia e richiama la Regione alla sue responsabilità su alcuni punti.
Il report sarà presentato domani – venerdì 16 luglio, alle ore 15 a Palermo, ai Cantieri Culturali alla Zisa. Interveranno: Gabriele Nanni, Ufficio clima di Legambiente, Giuseppe Amedeo Mallandrino, già docente di regime e protezione dei litorali – Università di Palermo, e Rosario Lapunzina, sindaco di Cefalù. La presentazione sarà trasmessa online sui canali social di Legambiente Sicilia, ma BlogSicilia è in grado di anticipare i primi dati.
In Italia
Aumentano del 12,5% le concessioni balneari, con oltre il 50% delle spiagge di sabbia ‘sottratte alla libera fruizione’, e contemporaneamente preoccupa l’avanzare dell’erosione costiera oltre ai tratti di costa non balneabili. Secondo l’associazione ‘continua la scarsa trasparenza sulle concessioni e il nervo scoperto dei canoni irrisori’.
Il record con ‘tutti i lidi in concessione’ tocca al comune di Gatteo (Fc); mentre per le Regioni i record toccano a Liguria, Emilia Romagna e Campania; e ‘in Sicilia negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 41,5% delle concessioni balneari’.
In Sicilia 200 nuovi stabilimenti in 3 anni
Le concessioni balneari sono 12.166 dai dati dell’ultimo monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.) (erano 10.812 in quello precedente del 2018) con un aumento del 12,5% in 3 anni. Complessivamente si può stimare che meno di metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno. Ma in alcune Regioni troviamo dei veri e propri record, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Cresce il numero di stabilimenti al sud ed in particolare in Sicilia, con un aumento di quasi 200 nuovi stabilimenti in 3 anni, oltre a 61 concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici.
I dati: aumento del 41,5%
Nell’Isola le concessioni per stabilimenti balneari passano da 438 nel 2018 a 620 nel 2021, con un aumento del 41,5%.
In Sicilia sono in tutto 425 i km di Lunghezza spiagge; 5.365 il Totale concessioni demanio marittimo; 620 Concessioni per stabilimenti
balneari; 107 Concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici; 22,4% di costa sabbiosa occupata da stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici.
Sono 49,08 i Km di costa “abbandonati”; 42,48 i Km di costa interdetti alla balneazione per inquinamento; 425 i km di costa sabbiosa; 21,5% la percentuale di Costa sabbiosa non fruibile.
Problema trasparenza
Un problema è la trasparenza e completezza dei dati per aree che appartengono al demanio dello Stato. Per moltissime concessioni i dati pubblicati dal Ministero non sono chiare né complete. Ad esempio, in larga parte mancano i dati delle cifre dovute per i canoni di concessioni, in alcune regioni come in Sicilia e Basilicata, mancano completamente.
Addirittura, in 5 Regioni (Toscana, Basilicata, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia e Veneto) non esiste nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata alle spiagge libere o libere attrezzate.
Lo “scandalo” sui canoni degli stabilimenti balneari
“Sembra quasi che allo Stato non interessino i canoni delle spiagge. Eppure – scrive Legambiente – il giro di affari degli stabilimenti balneari è stato stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro annui. In Sicilia gli incassi sono appena 81.491 euro verso lo Stato e sono di circa 8 milioni per le casse regionali”.
Il record di Mondello
Nella mappa dei Comuni costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione il rapporto di Legambiente cita come caso record in Sicilia quello del litorale di Mondello, nota borgata marinara di Palermo. Qui i dati indicano una percentuale del 66,5%.
Troppo inquinamento
Incredibile è la quantità di aree costiere interdette alla balneazione a causa dell’inquinamento, in special modo in Sicilia e Campania, che in totale contano circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale.
Aumenta l’erosione: record nel Messinese
“Dal 1970 i tratti di litorale soggetti a erosione sono triplicati e oggi ne soffre il 46% delle coste sabbiose, con picchi del 60% e oltre in Abruzzo, Sicilia e Calabria. Dalla prima analisi sullo stato di erosione dei litorali del 1970 (Commissione “De Marchi”) la costa siciliana presentava già problemi di erosione delle spiagge per circa 90 km di litorale. Era il periodo del primo grande sviluppo delle attività costiere legate al turismo.
Dai dati del Ministero Ambiente riferiti al 1995 (APAT), la Sicilia, con 439 km di coste in erosione, risultava una delle 4 regioni con il più alto tasso di erosione: 39% rispetto alla lunghezza delle coste basse e il 27% rispetto all’intero litorale. Una vera e propria escalation della erosione, che ha quintuplicato le spiagge in crisi, è legata: al processo di urbanizzazione con l’affermarsi del turismo balneare; al contemporaneo depauperamento dei corsi d’acqua che alimentavano le spiagge, attraverso prelievi di sabbia e ghiaia; alla fioritura di porti, soprattutto turistici, le cui dighe foranee hanno interrotto il flusso di materiali sedimentari sottocosta innescando erosione nelle spiagge sottoflutto; – infine, alla progressiva e forsennata costruzione di opere rigide.
Sempre dai dati dell’APAT la Sicilia nel 1995 aveva il più alto numero di opere rigide (barriere radenti, pennelli, scogliere e porti e approdi) costruite per la difesa delle coste e lo sviluppo portuale tra tutte le regioni italiane, con in media un’opera rigida per quasi ogni km di costa. Da fonti ISPRA (2005), la regione negli ultimi 50 anni ha perso con l’erosione circa 14 km quadrati, come dire che è scomparsa una spiaggia lunga 700 km per una profondità di 20 metri.
Se la Sicilia detiene il primato italiano del numero di opere rigide a “difesa” del litorale significa che si è insistito a riproporre interventi che nei fatti si sono rivelati inutili e dannosi. La provincia più interessata dall’erosione è Messina, in particolare la costa tirrenica fino ai Nebrodi e quella ionica fino a Giardini Naxos.
I casi virtuosi
Tra i casi di gestione sostenibile del territorio il Rapporto di Legambiente cita il caso di San Vito: “A San Vito lo Capo (TP), oltre alle splendide spiagge inserite in un contesto naturalistico di particolare pregio, viene data la massima attenzione alla gestione sostenibile del territorio promuovendo buone pratiche di mitigazione delle pressioni ambientali che possono derivare da un maggiore carico antropico. L’attivazione del Piano di utilizzo del demanio marittimo (ad oggi si tratta ancora dell’unico Comune in Sicilia ad averne uno), riconferma la libera fruizione della gran parte delle coste sanvitesi, mentre la rivisitazione del Piano Urbano del traffico ha ampliato le zone pedonalizzate, il potenziamento del servizio gratuito per il collegamento delle spiagge e la realizzazione di nuovi parcheggi scambiatori. La promozione dei prodotti tipici locali, delle tradizioni e della cultura multi etnica mediterranea sono ulteriori valori che contraddistinguono l’ospitalità. Da maggio ad ottobre è un crescendo di iniziative culturali e sportive fino a giungere al Cous Cous Fest, dove si incrociano i sapori ed i saperi delle antiche culture del Mediterraneo”.
Il caso della spiaggia de “Il commissario Montalbano”
“Una delle ultime spiagge, in ordine di tempo, a vedere i lavori per la realizzazione di uno stabilimento è quella di ponente a Donnalucata, frazione del Comune di Scicli (RG). Si tratta di una spiaggia libera e famosa per le riprese de “Il commissario Montalbano”, mentre da quest’anno si sono viste anche le tartarughe “Caretta Caretta” che hanno deciso di nidificare all’estremità ovest.
L’associazione “Ainlu Kat” si è da subito mossa contro la realizzazione dello stabilimento di circa 2.000 metri quadrati. Anche il circolo Legambiente di Scicli ha aderito alla protesta, costituendosi in giudizio “ad opponendum” al TAR con l’associazione Ainlu Kat, e la ditta GRG di Ragusa Giorgio&C. Nell’ordinanza con la quale il TAR concede la sospensiva e fissa la data dell’udienza definitiva al 15 dicembre 2021, sono stati registrati due fenomeni singolari. Da una parte, il Collegio ha ritenuto di dover approfondire la questione naturalistica autonomamente e senza l’ausilio di esperti (come richiesto dalle associazioni), addirittura sostituendosi alla Soprintendenza nella valutazione di alcuni aspetti ambientali. Inoltre l’Ordinanza ha confermato l’orientamento già emerso, in ordine alla prioritaria tutela dell’iniziativa economica rispetto alla tutela di un bene paesaggistico e naturalistico, ritenendo paesaggio e natura ripristinabili. Un principio estremamente pericoloso perché afferma una inversione delle priorità nel bilanciamento degli interessi finora espresso dalla giurisprudenza, dove gli interessi economici erano sempre stati ritenuti secondari”.
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