E’ il giorno della verità per il reddito di Cittadinanza. O almeno inizia la fase cruciale, quella che porterà alla verità e dirà se il provvedimento è sostenibile e porta all’integrazione del disoccupato o l’idea dell’inserimento lavorativo in questo modo resta solo una chimera nell’Italia senza lavoro.

Parte da oggi la nuova fase per il reddito di cittadinanza. Sono oltre 162 mila i siciliani beneficiari del sussidio che da oggi saranno convocati negli uffici di collocamento per sottoscrive il ‘patto per il lavoro’. La misura riguarda tutta Italia dove complessivamente i coinvolti sono 704.595, dato che si evince dal sito i dati del ministero del Lavoro e che riguarda le persone ‘occupabili’.

Come previsto dalla legge, saranno chiamati non soltanto gli intestatari del Reddito di Cittadinanza ma anche i componenti del nucleo familiare maggiorenni che non sono occupati e che non frequentano un corso di studi.

I dati indicano che la gran parte dei soggetti da avviare al lavoro risiede nelle principali regioni del sud Italia: circa il 65% di questi beneficiari proviene dalla Campania (178.370) con la Sicilia ben salda al secondo posto di questa classifica   con 162.518 beneficiari, seguono ma ben staccate Calabria (64.057) e Puglia (50.904).

La partenza della fase due sarà anche l’occasione per l’avvio del training on the job dei navigator contrattualizzati da Anpal Servizi ovvero dell’impiego di queste figure reclutate per fornire assistenza tecnica ai Centri per l’impiego nell’ambito del Patto per il lavoro.

Rispetto ad una media nazionale che vede 236 disoccupati in carico ad ogni navigator, al sud il rapporto varia dai 379 di Campania e Sicilia ai 377 della Calabria, mentre all’opposto si trovano ad esempio Lombardia e Veneto dove ciascuno dei navigator previsti dovrà fornire assistenza tecnica a 102 disoccupati», viene sottolineato sul sito dell’Anpal.

Una volta convocato, il beneficiario del Reddito di cittadinanza dovrà quindi collaborare con il Centro per l’impiego a mettere nero su bianco quello che viene definito il “bilancio delle competenze» per stipulare il Patto per il lavoro e dovrà rispettare gli impegni previsti, prima di tutto quello di accettare almeno una delle tre offerte di lavoro ‘congrue’ in base alle disposizioni di legge che verranno avanzate, come previsto dalla norma. O almeno questo si spera che accada

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