Fanno discutere gli attuali interventi sullo storico edificio palermitano sede della storica testata giornalista del Giornale di Sicilia. “Rispettare gli originari progetti del moderno in caso di interventi di manutenzione”: lo chiedono l’Ordine degli Architetti di Palermo e la sua Fondazione, la Foap, in riferimento alla manutenzione in corso del prospetto dell’edificio in parte residenziale e in parte sede del quotidiano storico del Giornale di Sicilia, progettato negli anni ’60 del secolo scorso dallo Studio Bbpr, composto da Gian Luigi Banfi, Ludovico Barbiano di Belgioioso, Enrico Peressutti ed Ernesto Natan Rogers, in via Lincoln 19 a Palermo.

Originali caratteristiche da mantenere

“Auspichiamo – dice Iano Monaco, presidente dell’Ordine e della Fondazione – che siano rispettate e mantenute le originali caratteristiche tecniche e cromatiche dei materiali che ne definiscono aspetto, ritmi e partiture. Non sembra che con tali criteri sia stato progettato e sia in corso di realizzazione l’intervento che appartiene alla categoria del bonus facciate, che di fatto sembra essere esentata da ogni rispetto e da ogni attenzione nei confronti dell’opera architettonica di volta in volta oggetto di bonus. L’edificio in questione è, con il Palazzo Amoroso di piazza Santo Spirito e l’edificio della Banca Commerciale di via Stabile progettati dallo stesso studio, un bene culturale della nostra città, da rispettare e preservare per il suo alto valore estetico e per la preziosa testimonianza di architettura moderna realizzata su impulso di privati illuminati. Privati che ora contraddicono sé stessi a fronte del regalo costituito dal bonus. Si tratta di una responsabilità che fa capo alla committenza e al progettista dei lavori”.

Le competenze che non ci sono

Monaco sottolinea inoltre che il cosiddetto bonus facciate sembra affidare di fatto ai progettisti, ai proprietari e alle imprese la licenza di non andare tanto per il sottile e di stravolgere le originarie caratteristiche degli edifici sui quali intervengono, mentre i vari uffici, quindi Soprintendenza e il Sue (Sportello unico dell’edilizia del Comune, ndr) non hanno voce in capitolo non esistendo norme che gli diano competenza e diritto di sanzionare chi non le rispetta.

Come era costituito

“L’edificio di via Lincoln, nella sua configurazione originaria, – aggiunge – si distingueva per un raffinato uso dei materiali: il calcestruzzo bocciardato delle strutture portanti dal piano terra alle terrazze superiori costituenti il telaio estetico dell’edificio; il marmo travertino, i vetri delle officine del quotidiano; gli intonaci di minuta graniglia che riproponevano in chiave moderna gli antichi intonaci di coccio pesto, gli infissi color rame degli uffici ora sostituiti da infissi neri, i pavimenti e le pareti delle nicchie rivestiti con gres porcellanato”.

Iano Monaco

Urgente l’emanazione di una legge

“Le opere progettate a Palermo dallo studio Bbpr – conclude Monaco – hanno contribuito al rinnovamento dell’architettura moderna attraverso il rapporto con il contesto, con la storia e la tradizione, attraverso una ricerca formale di forte carica espressiva, con un’allusione al passato attraverso gli occhi della modernità. L’intervento che qui critichiamo poteva e doveva appartenere alla categoria del restauro del moderno, non meno importante del restauro dell’antico che rende sempre più urgente l’emanazione della legge sull’architettura di cui in Italia si parla soltanto e su cui la nostra Regione non è riuscita a legiferare pur avendone le competenze. Né sembrano avere vigore quei decreti assessoriali dei beni culturali che nell’anno 2007 vennero emanati relativamente alla dichiarazione di importante interesse artistico delle opere di architettura e urbanistica contemporanea. Norme che, tutelando anche l’architettura moderna e contemporanea, cioè con meno di 70 anni di vita, avrebbero impedito e tuttora impedirebbero non pochi interventi irrispettosi delle architetture moderne e contemporanee di valore”.

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