Saranno in piazza a Palermo, oggi e domani, i lavoratori della Rinascente di via Roma per chiedere che non venga chiuso il punto vendita. La speranza di tutti è quella che le trattative sulla rinegoziazione del contratto di affitto possano avere un esito positivo anche se quanto accaduto nelle scorse ore non fa ben sperare.

Come si legge sul Giornale di Sicilia, i vertici della Rinascente hanno comunicato ieri, ai sindacati, la chiusura del punto vendita di via Roma a partire dal 31 ottobre. L’immobile è di proprietà del fondo pubblico pensionistico Inarcassa di ingegneri ed architetti, gestito dal fondo immobiliare Fabrica Immobiliare.

Una iniezione di fiducia per i lavoratori era arrivata dall’impegno dell’ad di Rinascente, Pierluigi Cocchini, dopo l’ultima offerta che ha fatto sapere essere “congrua e ben oltre il valore di mercato” rifiutata però dall’interlocutore.

Il contratto, da 2,4 milioni l’anno scadrà il 30 settembre: Cocchini si è impegnato a trovare un accordo entro la fine del contratto.

Intanto crescono le adesioni alla petizione on line lanciata dai dipendenti su change.org rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, al ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli e al ministro del lavoro Nunzia Catalfo. A rischio 100 posti di lavoro più l’indotto.

Al fianco dei dipendenti l’intera città più i sindacati, che ieri hanno scritto a Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Sicindustria, Federalberghi, e Fipe, invitando loro e tutti i negozianti di via Roma a sostenere lo sciopero ed il sit-in.

Al sit-in dovrebbero prendere parte anche alcuni consiglieri comunali. Il primo cittadino, Leoluca Orlando, ha inviato una lettera ai ministri Patuanelli e Catalfo per chiedere la convocazione congiunta di un tavolo di crisi.
Anche Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, è intervenuto sulla questione rivolgendosi al governo nazionale: “Ho presentato una interrogazione al governo e ho chiesto al ministro Patuanelli di convocare un tavolo di crisi per scongiurare la chiusura di Rinascente a Palermo”, ha informato.
E ancora: “Dalle parole dell’amministratore delegato di Rinascente, Pierluigi Cocchini, si evince la disponibilità a cercare ancora un possibile accordo prima della formale scadenza del contratto. Occorre quindi mettere tutti attorno a un tavolo e trovare una soluzione che consenta al gruppo di poter continuare ad operare a Palermo e dare quindi certezze ai lavoratori”.
“Sarebbe paradossale assistere – ha concluso Faraone – alla chiusura di grandi gruppi a Palermo proprio mentre il governo mette in atto politiche di sostegno per Sud. Imprese e lavoratori stanno al centro delle nostra ricetta per far ripartire il Sud ed è per questo che faremo di tutto affinché questa vertenza si risolva positivamente”.

“La decisione della Rinascente di avviare le procedure di chiusura dell’attuale punto vendita di via Roma a Palermo rappresenta il più forte grido di dolore per il settore del commercio palermitano che vive una crisi senza precedenti”. Lo dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo.

“Palermo non può permettersi di perdere un così autorevole baluardo, da dieci anni polo d’attrazione per il commercio della zona e punto di riferimento per tutta l’area di via Roma che, anno dopo anno, sta subendo un processo involutivo causato anche dalla impossibilità, prevista dai regolamenti comunali, di aprire nuovi punti commerciali di dimensioni superiori a 200 metri quadrati: norma che peraltro Confcommercio Palermo chiede da anni di modificare.

Al di là della sentita solidarietà verso i dipendenti che rischiano il posto di lavoro, se andrà via la Rinascente ci saranno contraccolpi importanti anche per le altre aziende commerciali che ancora resistono in quella via: si rischierà a cascata un’ulteriore perdita di molti posti di lavoro di altre attività commerciali e sarà impossibile sperare di rivitalizzare e riqualificare un asse commerciale ormai in fase avanzata di desertificazione.

Comprendiamo le motivazioni imprenditoriali che stanno dietro la decisione del Gruppo Rinascente che si vede negata una rimodulazione del canone ad un valore adeguato ai prezzi di mercato di Palermo, tanto più in un momento aggravato dall’attuale emergenza sanitaria, economica e sociale: un’azienda sana non può prescindere dall’equilibrio dei propri conti economici.

I dati elaborati nei giorni scorsi dal Centro studi nazionale di Confcommercio fotografano concretamente la drammatica realtà. In Sicilia, causa Covid, i consumi precipitano dell’8,2% (pari a 5,5 miliardi di euro), perdita che si somma alla riduzione di 12 punti percentuali di spesa in termini reali negli ultimi dodici anni. Con il crollo del turismo, e in particolare di quello internazionale, e in un clima di incertezza e sfiducia sul futuro non possiamo credere che non si arrivi a una definizione di buon senso tra le parti per il nuovo canone di locazione, tanto più in presenza di un brand di qualità, di richiamo internazionale, che ha dato lustro alla città e che nella città di Palermo ha anche investito soldi e valorizzato oltre che l’immobile anche la via Roma e l’area limitrofa”.

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