Scoppia il bubbone precari in Sicilia. Con una sentenza a sorpresa che non riguarda l’Italia ma che è applicabile e valida in tutta la Comunità e dunque rischia di far saltare il ‘sistema Italia’ a partire dalla Sicilia, la Corte Ue ha dichiarato illegittimo il ricorso ai rinnovi plurimi dei contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione.

La pubblica amministrazione, sostiene la sentenza, non può assumere dipendenti con contratto a tempo determinato e poi rinnovare a oltranza tale tipo di rapporto, condannandoli a una vita di precariato: una situazione del genere viola i principi della normativa comunitaria. Insomma L’uso, da parte della Pa, del contratto di lavoro a termine si giustifica solo quando vi sono esigenze eccezionali e momentanee cui far fronte. Insomma, il contratto a tempo determinato non può essere usato, come è stato fatto per decenni in Italia, al posto di contratti a tempo indeterminato per ricoprire funzioni ed esigenze stabili e non temporanee.

La sentenza numero 15 del 2016 pronunciata il 14 settembre dalla X sezione della Corte di Giustizia Ue parte dalla vicenda di una lavoratrice precaria di un ospedale spagnolo  ma giunge a conclusioni che rischiano di travolgere l’intero sistema italiano.

Il concetto di base espresso dai giudici comunitari è che il ricorso a precari da parte della Pubblica Amministrazione viola l’Accordo quadro comunitario in tema di lavoro e tutte le norme nazionali tese a prorogare più e più volte i contratti dei precari sono illegittime perchè violano il diritto del lavoratore che svolge una funzione pubblica stabile ad ottenere il dovuto contratto a tempo indeterminato.

Di fatto le esigenze apparentemente momentanee a fronte delle quali avviene più di uno o due rinnovi del contratto a tempo determinato assumono la dimensione di esigenze stabili e dunque il lavoratori va considerato a tempo indeterminato.

Questa sentenza fa letteralmente esplodere il bubbone precari perché apre la porta a  decine di migliaia di ricorsi da parte di tutti i precari dall’amministrazione pubblica italiana e siciliana che possono chiedere la trasformazione del loro contratto in corso in assunzione a tempo indeterminato e perfino dei precari i sui contratti siano scaduti e non siano stati più rinnovati dalla pubblica amministrazione dopo due o tre rinnovi consecutivi.

L’effetto probabile è, da un lato, una sequela di 30 mila ricorsi in Sicilia con altissima possibilità che i precari vincano e vengano stabilizzati dai giudici, l’azzeramento e il superamento delle norme nazionali a iniziare dalla legge D’Alia e una ricaduta devastante dal punto di vista economico sulle casse pubbliche.

Per l’Assessore alla Funzione Pubblica della Regione siciliana Luisa Lantieri la sentenza crea rischi per l’amministrazione ma anche per i precari. Leggi qui l’intervista a BlogSicilia

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