Entro dieci giorni gli ex Pip devono scegliere: restare nell’attuale situazione di precariato o transitare nella Resais la società controllata regionale nella quale saranno stabilizzati in base ad un articolo della finanziaria regionale. L’ultimatum è contenuto in una lettera inviata dalla Regione a tutti gli appartenenti a questo bacino di precariato e pone il termine ultimo per questa scelta al 26 novembre prossimo.

Una lettera che ha fatto esplodere la rabbia dei precari che adesso sono sul piede di guerra. La legge regionale che dispone la loro stabilizzazione in Resais, infatti, è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri davanti alla Corte Costituzionale. Anche se il Presidente della Regione l’ha promulgata lo stesso facendola entrare in vigore e la Giunta ha a deciso di resistere davanti alla Consulta, l’esito del giudizio resta incerto e con esso anche la fine che farà questa norma. Come possono i precari optare per questa o quella scelta con il rischio di restare precari e soggetti a rinnovi nel caso decidano di non tentare la sorte o di restare fuori da tutto se dovessero transitare in Resais e poi la norma dovesse essere cassata?

Durante le trattative si era ipotizzato un doppio binario, una sorta di piano B per i precari ma di questa eventualità non si parla più

“Non è possibile continuare a giocare sulla pelle dei lavoratori che sono prima di tutto persone – dice a BlogSicilia Mimma Calabrò segretario generale della Fisascat Cisl – si chiede a gente già stremata da decenni di precariato e maltratta di fare un salto nel vuoto. I lavoratori non sono fastidiosi fardelli di cui disfarsi con stratagemmi inaccettabili”.

L’Amministrazione lancia questo ultimatum probabilmente per sottrarsi al rischio di una eventuale omissione d’atti d’ufficio. L’articolo 64 della Finanziaria (legge regionale 8/2018), infatti, prevede che entro il 31 dicembre le procedure debbano essere state esperite e naturalmente era stato scritto senza pensare ad una simile impasse giuridica.

“Peraltro la norma – continua Calabrò – fissava in 60 giorni dalla promulgazione della legge il termine entro il quale i lavoratori avrebbero dovuto optare per Resais o per la permanenza nell’attuale situazione. Un termine già ampiamente scaduto. Dunque a che gioco sta giocando l’amministrazione?”

Oltre le evidenti difficoltà dovute ad una legge sottoposta a vaglio di legittimità Costituzionale mancano ancora numerosi passaggi prima di pretendere che i lavoratori optino per una soluzione. “Con quali profili professionali e con quale contratto approderebbero in Resais? – si chiede Calabrò – dove sono le risorse necessarie per pagare i contributi di questi lavoratori? Che fine fanno le risorse che  la Regione viene a risparmiare con il pagamento degli assegni familiari da parte di Inps?”

Per tutti questi motivi parte una richiesta urgentissima di convocazione in Commissione Bilancio all’Ars con la presenza di governo e Resais. “Vanno chiarite tutte le questioni contrattuali e di bilancio – conclude Calabrò – e va definito in modo chiaro una volta per tutte il percorso perché i lavoratori non sono pacchi che si spostano da qui a lì a piacimento e soprattutto pretendono di essere rispettati come persone, cosa che l’amministrazione sembra dimenticare”

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