La corte di cassazione ha annullato il decreto di confisca nei confronti di Giuseppe Sammaritano e dei suoi familiari, emesso dalla corte di appello di Palermo il 3 giugno dello scorso anno. La confisca era maturata sulla presunta appartenenza all’associazione mafiosa proprio di Sammaritano, 68 anni, noto imprenditore nel settore dei detersivi e del commercio. I beni confiscati di ingente valore economico, tra cui le società Sicilprodet, F.lli Sammaritano e Max gros, aziende agricole e vari fabbricati, erano pertanto stati affidati  all’amministrazione giudiziaria già  in sede di sequestro.

Riscontrata una “violazione di legge”

La  seconda sezione della Cassazione, accogliendo il ricorsi degli avvocati Pier Paolo Dell’Anno, Baldassare Lauria e Salvatore Taverna, si è pronunciata in questi giorni con propria sentenza ed ha stabilito che dovrà essere rifatto un nuovo processo di appello. Il decreto della corte di appello di Palermo secondo la sentenza della cassazione è stato emesso in “violazione di legge” in ordine ai presupposti legali della confisca di prevenzione.

“Sammaritano non è mafioso”

“Giuseppe Sammaritano non è mai stato un imprenditore mafioso, – sostengono in una nota i tre legali – al contrario è stato vittima della mafia. La corte di appello di Palermo aveva ritenuto la contiguità del medesimo con alcuni esponenti mafiosi nella metà degli anni ‘90, a nostro avviso immotivatamente, senza specificare quali fossero realmente le attività illecite svolte dal Sammaritano stesso, nei confronti del quale l’unica indagine per associazione mafiosa è stata archiviata per mancanza del benché minimo elemento indiziario. Quella confisca era una sorta di espropriazione generale senza alcuna base legale, ci aspettiamo adesso un processo più equo”.