La marcia su Roma di oggi anche dei sindaci siciliani non è per nulla isolata. Anzi, l’iniziativa è in modo robusto accompagnata da tantissime adesioni che rendono quindi la protesta molto più che simbolica. Il messaggio è chiaro: servono anzitutto risorse per garantire servizi e non è più pensabile di continuare a tagliare inesorabilmente, con il rischio che ad essere penalizzati possano essere le fasce più deboli della popolazione su cui inevitabilmente si verrebbero a riverberare i tagli. In marcia con loro anche il governo regionale, l’Anci Sicilia (associazione nazionale dei Comuni), parlamentari regionali e nazionali, sindacati, il modo del terzo settore e l’Asael, l’associazione siciliana amministratori enti locali.

Le rivendicazioni

Ad essere presentata una vera e propria piattaforma rivendicativa che prevede: abbattimento del 50% degli accantonamenti del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (Fcde); assunzione di figure professionali qualificate all’interno degli enti locali in deroga alle disposizioni vigenti; nell’ambito degli accordi fra Stato e Regione, ristoro per i Comuni siciliani dei mancati incassi dei crediti frutto delle inefficienze del gestore regionale Riscossione Sicilia spa, anche in riferimento al processo di acquisizione da parte dell’Agenzia delle Entrate-riscossione;  costituire in Conferenza Stato Città e Autonomie Locali un tavolo permanente con Stato, Regione e Anci Sicilia per affrontare le ulteriori e specifiche criticità degli enti locali siciliani (ad esempio la stabilizzazione del personale negli enti in dissesto e in piano di riequilibrio); approvare la norma di attuazione dello statuto, già deliberata in commissione paritetica, che prevede, tra l’altro, lo spostamento dei termini per l’approvazione dei bilanci al 30 novembre.

Zambuto: “A Roma a fianco dei sindaci”

L’assessore regionale agli enti locali Marco Zambuto è al corteo romano: “È necessaria e improcrastinabile – sostiene – l’individuazione di una sede stabile di concertazione con il governo nazionale per affrontare e superare le gravissime criticità dell’intero sistema delle autonomie locali in Sicilia che penalizzano l’economia dei territori e i cittadini. È utopistico pensare che i Comuni della Sicilia possano affrontare le sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza senza una forte azione di sostegno sul piano della rigenerazione amministrativa e senza interventi sull’attuale assetto contabile e sulla riscossione dei tributi locali”. A fargli da eco il deputato regionale Giuseppe Lupo: “Tutto questo richiede l’impegno del governo nazionale e del governo regionale. In particolare il governo Musumeci deve provvedere rapidamente a proporre, d’intesa con lo Stato, le modifiche normative necessarie ad adeguare le indennità spettanti agli amministratori locali dei Comuni siciliani a quelle previste nel resto d’Italia”.

L’incontro con Cancellieri

Questa mattina a Roma, il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Giancarlo Cancelleri ha voluto incontrare i sindaci siciliani. “Oggi sono accanto ai sindaci siciliani che sono il soggetto istituzionale più vicino ai cittadini, – ha detto Cancellieri – stamattina per me è stato quasi un obbligo morale, oltre che politico, incontrarli e facilitare le loro interlocuzioni perché sono convinto che le varie difficoltà possono essere risolte soltanto con un’azione di sistema che coinvolga tutti i livelli, politici e istituzionali, regionali e nazionali.  E’ l’unico modo per mettere i sindaci nella condizione di poter governare evitando di far pagare le conseguenze del dissesto ai cittadini siciliani, in termini di tagli ai servizi, maggiori tasse e mancato sviluppo. Serve un intervento concreto da parte dello Stato nella direzione delle proposte che i sindaci hanno avanzato e già da oggi ci muoveremo normativamente in tal senso”.

L’allarmante stato dei Comuni siciliani

L’Anci Sicilia presenta i dati allarmanti dell’Isola in cui, ad oggi, solamente 152 comuni su 391 hanno approvato il bilancio di previsione 2021-2023, appena 74 Comuni hanno approvato il consuntivo 2020 e circa 100 Comuni si trovano già in dissesto o sotto piano di riequilibrio. Oltre alle questioni finanziarie i sindaci siciliani evidenziano anche le problematiche di carattere organizzativo, partendo da un recente monitoraggio, condotto dall’Anci Sicilia, in cui spicca un dato preoccupante e relativo ai posti vacanti nelle piante organiche dei Comuni siciliani: mancano circa 15 mila unità tra cui circa 4 mila fra dirigenti e categorie D.

L’Asael: “Invertire rotta o morte dei Comuni”

L’Asael parla proprio di un “drammatico” bivio: “O la Regione e lo Stato centrale si rendono conto della necessità inderogabile di invertire la rotta – commenta il presidente dell’Asael Matteo Cocchiara – oppure occorrerà costatare il collasso del sistema delle autonomie locali in Sicilia. Occorre che l’Assemblea regionale siciliana e il governo della Regione ripensino la legislazione ed il sistema della spesa nei confronti dei Comuni. In questa materia c’è stato un tempo in cui la Sicilia era l’avanguardia delle innovazioni ordinamentali. L’invito è quello di riprendere questo slancio già prima della fine della legislatura, attraverso la prossima manovra e poi con la riforma dell’Ordinamento degli enti locali. Se i Comuni sono in salute la prima istituzione ad averne dei benefici è la Regione”.

Il Forum del terzo settore: “Nodi da affrontare subito”

Non asconde le preoccupazioni anche il Forum del Terzo Settore della Sicilia, che raccoglie all’incirca 4 mila realtà che orbitano in questo ambito: “I comuni – dichiara il portavoce regionale del Forum, Pippo Di Natale – hanno sempre rappresentato un riferimento certo dei cittadini, l’istituzione più prossima, dalla quale è legittimo attendersi una risposta ai bisogni che le collettività esprimono. Non affrontare i nodi finanziari, non riconoscendo risorse certe (sia umane che finanziarie) agli enti locali significa mettere a rischio la coesione sociale, la pacifica convivenza, il funzionamento dei servizi, i diritti e le tutele dei siciliani tutti”.

L’altra beffa: aumentato le indennità solo dei sindaci a statuto ordinario

C’è anche un’altra questione che viene fuori da questo quadro e che per la Sicilia ha una sua specificità: nella manovra appena approvata dal Consiglio dei Ministri sarebbe stata inserita una norma che prevede risorse finanziarie destinate all’aumento delle indennità di funzione dei sindaci per i soli Comuni ubicati nelle Regioni a statuto ordinario. In questo modo vengono esclusi gli amministratori siciliani. “Si tratta – attacca il segretario generale dell’Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano – dell’ennesima norma nazionale che esclude gli amministratori degli enti della Regione Siciliana dai pochissimi benefici previsti negli ultimi anni per chi si assume le delicatissime responsabilità derivanti dalla gestione della cosa pubblica in ambito locale. Tale scelta conferma un quadro normativo che considera i sindaci siciliani di serie B”.

 

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