Il fondo di solidarietà per i parchi archeologici regionali, istituito con la legge di stabilità regionale 2021 su proposta dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, questa mattina ha avuto parere favorevole dalla V commissione Cultura, Formazione e Lavoro dell’Assemblea regionale siciliana. Il fondo, in particolare, prevede che il dieci per cento delle risorse derivanti dallo sbigliettamento dei parchi archeologici, per il triennio 2021/2023, vengano destinati a finanziare le spese di funzionamento, fruizione e valorizzazione dei parchi con insufficiente dotazione economica.

L’assessore ascoltato in commissione

Lo stesso assessore Samonà oggi è stato ascoltato in audizione dalla commissione presieduta dall’onorevole Luca Sammartino in merito al fondo che andrà a sostenere quei parchi archeologici regionali le cui entrate fino ad oggi non consentivano di effettuare una compiuta programmazione delle attività. “Il passaggio favorevole ottenuto oggi in V commissione – sottolinea Samonà – consente di dare compiuta attuazione al disposto della legge regionale istitutiva dei parchi archeologici, favorendo il percorso verso l’autonomia gestionale e amministrativa. Con l’introduzione di una certezza delle entrate – precisa l’assessore dei Beni culturali – diamo un concreto aiuto ai parchi cosiddetti minori a coprire le spese di gestione e funzionamento, aiutandoli ad avviare una fase di programmazione essenziale per valorizzare i siti culturali e potenziare l’offerta complessiva della Sicilia”.

Il precedente provvedimento

Il governo regionale da tempo ha puntato la sua attenzione su queste aree. Nel maggio scorso, seppur tra mille mugugni, proprio l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana ha firmato i primi decreti per porre fine al lungo commissariamento dei tredici parchi archeologici e insediare finalmente i comitati tecnico-scientifici, organi di co-governance dei direttori. Si è iniziato con il parco di Himera e quello di Tindari. questi Comitati sono uno degli elementi fondamentali che qualificano l’assetto autonomistico che distingue i parchi dai musei o dalle soprintendenze, consentendo loro di trattenere gli incassi dall’attività di gestione dei beni conferiti, invece che versarli, come gli altri, nel calderone del bilancio della Regione.

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