Sit-in di protesta questa mattina in via Cavour a Palermo per affrontare l’emergenza casa in una città dove le richieste di chi ha diritto ad una casa popolare sono nettamente superiori rispetto alle risorse messe a disposizione dagli enti pubblici. Si sono dati appuntamento i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione degli inquilini che hanno espresso forte preoccupazione per la situazione abitativa. Il tutto aggravato dai pesanti riflessi dell’emergenza sanitaria, dalla ripresa delle esecuzioni degli sfratti per morosità incolpevole, dalla forte incidenza sui costi dell’abitazione dei rincari delle utenze domestiche e degli oneri condominiali per i servizi legati al consumo energetico.

Le richieste sul tavolo

La riforma degli Iacp, l’utilizzo di immobili pubblici oramai dismessi, lo sblocco delle graduatorie degli aventi diritto ad un alloggio popolare e più contributi soprattutto per aiutare il “moroso incolpevole”. Sono essenzialmente queste le richieste avanzate dal capoluogo siciliano che affronta una sua “specificità” emergenziale rispetto al resto d’Italia. Da queste parti il numero di chi ha bisogno di una casa è sproporzionato rispetto a ciò che viene messo a disposizione dalla pubblica amministrazione. Con la potenziale conseguenza di disagi a livello sociale che hanno pesanti riflessi.

Le statistiche che preoccupano

A Palermo le famiglie in affitto sono oltre il 14% del totale, leggermente po’ al di sopra della media regionale. Segno di una difficoltà ancora più forte nel trovare risorse proprie per avere una casa di proprietà, effetto anche di una maggiore povertà rispetto alla media nazionale. Secondo le organizzazioni di categoria si presume che gli sfratti in questo momento siano oltre 3 mila e che sono già partite le esecuzioni per diversi immobili. Prima della pandemia erano circa 600 quelli eseguiti annualmente. Sono in totale 59.744 gli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà della Regione o dei Comuni, ma gestiti dagli Iacp, e 6 mila gli alloggi di proprietà dei Comuni gestiti in house. E questo a fronte di 24 mila famiglie in lista d’attesa. Negli ultimi 2 anni poco più di 200 alloggi sono stati consegnati in tutta la Sicilia, in pratica una goccia nell’oceano.

La voce dei sindacati

“Noi puntiamo tutto sull’auto recupero – dice Giacomo Cirrincione, segretario dell’Unione inquilini Palermo – in modo tale che aumenti il numero di alloggi. Necessita poi l’utilizzazione dei beni confiscati o altri beni pubblici oramai dismessi, come caserme ed ex scuole. In questo modo si possono dare case ai cittadini palermitani, ma anche a chi verrà dall’Ucraina  senza mettere gli uni contro gli altri”. “Finanziamenti e alloggi ad oggi scarseggiano – aggiunge Zaher Darwish, segretario generale del Sunia Palermo -, speriamo ci sia la giusta attenzione di amministrazioni locali, regionale e nazionale”.

La mancata riforma

“Il governo regionale – è la posizione di Santo Ferro, segretario regionale del Sicet, il sindacato inquilini case e territorio – non può rinviare la norma che rivede tutta l’impostazione dell’edilizia residenziale pubblica. Tra l’altro essendo la nostra una Regione a statuto speciale e potestà legislativa in materia edilizia ha il potere di riformare anche lo Iacp, gli istituti autonomi case popolari. La Sicilia è l’unica regione in Italia che non ha riformato questi istituti. La situazione è esplosiva e bisogna intervenire al più presto”.

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