32 voti favorevoli e 23 contrari. E’ questo l‘esito del voto di ieri poco dopo le 18 per la Finanziaria. un voto replicato con qualche piccola differenza, poi, sul bilancio finale e l’allineamento con 36 voti a favore e 22 contrari.

Numeri risicati ma che permettono di approvare, finalmente, la Legge di stabilità siciliana ma che sottolineano una situazione politica in evoluzione. Il risultato, infatti, la maggioranza lo porta a casa anche grazie alla spaccatura in casa 5 stelle che stavolta sembra irreversibile

Il voto finale della legge finanziaria mette a nudo, infatti, le divergenze interne al gruppo del M5s all’Ars, già evidenziate nella differente strategia adottata nella stesura degli emendamenti al testo del governo.

In quattro si sono astenuti, 13 hanno votato contro mentre Sergio Tancredi, espulso dai probiviri ma ancora nel gruppo, ha votato a favore. “La legge finanziaria presentata dal governo è stata parzialmente migliorata, per la nostra parte, nell’interesse dei siciliani nel momento più difficile della storia recente, molte dalle nostre proposte sono state condivise, altre meno”, dicono i parlamentari che si sono astenuti Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Angela Foti e Valentina Palmeri, motivando la scelta di astenersi dal voto finale alla finanziaria di emergenza per il Covid-19.

“La non belligeranza in aula, disciplinata da un gentlemen agreement fra i capigruppo proprio per mantenere un clima di confronto ha pervaso la nostra azione durante i lavori a partire dalle commissioni – spiegano i 4 deputati – Il Movimento 5 Stelle pur dall’opposizione continua nella sua originaria linea costruttiva per essere il meglio e non il banale ‘meno peggio’ e ad appoggiare le buone idee a prescindere dalla provenienza partitica”.

“Evidentemente c’è chi ha frainteso ancora il senso delle opposizioni all’interno delle assemblee legislative, così riteniamo doveroso riportare il treno sui giusti binari”, evidenziano. “Sicuramente non è la legge finanziaria che volevamo – proseguono”, insistono. Ma ricordando anche l’invito del presidente del Consiglio Giuseppe Conte alle opposizioni ad offrire un contributo al Paese impegnato “in questa difficilissima prova”, concludono i 4 parlamentari che citano Luigi Di Maio: “La politica deve sostenere il proprio popolo”. E invitano “in particolare in questo delicato periodo, a mettere da parte le polemiche concentrandosi sulle soluzioni che servono agli italiani”.

Ma alla politica siciliana questa finanziaria consegna novità nello scenario attuale e futuro. I 5 stelle sembrano andare verso una spaccatura del gruppo in due diverse trance. I numeri ci sono e se lo chiedessero il Presidente dell’Ars direbbe si alla costituzione di un nuovo gruppo. Peraltro non potrebbe fare diversamente quando i deputati a chiederlo fossero 4 o 5.

Ma questa è stata anche la Finanziaria di Gianfranco Miccichè che è riuscito a gestire l’aula nonostante le difficoltà nate dopo lo scontro Musumeci Sammartino e l’abbandono dell’aula da parte del Presidente che dopo non commenta le misure ma il voto segreto. Certo non era affatto la prima volta che si votava la finanziaria senza il presidente. Nell’era Musumeci era già successo, ma stavolta la tensione era ancor maggiore in un Parlamento che ha assorbito le tensioni e le preoccupazioni di una Sicilia in piena emergenza sociale ed economica.

Il presidente dell’Ars l’ha gestita con il suo stile colorito e ‘poco istituzionale’ che prima gli ha permesso di salire agli onori dell’aula e poi anche di ricadere in basso come nella polemica sull’emendamento marchetta. Ma alla fine il presidente dell’Ars questa finanziaria l’ha portata all’approvazione  e sottolinea come, in fondo, non ci sia stata tutta questa richiesta di voti segreti. Una finanziaria imponente nelle misure che valgono 1 miliardo e mezzo.

“Abbiamo fatto solo sei voti elettronici e solo due segreti, significa che c’è stata condivisione delle cose che abbiamo fatto e di rapporti. Sono convinto che sia una delle finanziarie che meno ha subito traumi rispetto al testo originario. Ringrazio gli uffici dell’Ars e il presidente della commissione Bilancio Riccardo Savona, un ‘mago’ della finanziaria” dice alla fine proprio Miccichè che bolla come ‘esagerate’ tutte le polemiche.

 

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