Sicilia Jazz Festival, BellininFest, Eolie Music Fest. Cos’hanno in comune queste iniziative musicali? L’essere state ampiamente finanziate con (tanto) denaro pubblico dalla Regione Siciliana. Nello specifico i primi due con 1,2 milioni di euro stanziati dai Fondi Europei per lo sviluppo degli spettacoli dal vivo, mentre il terzo ha ricevuto 70mila euro direttamente dal cassetto dell’Assessorato al Turismo”. Inizia così la lunga lettera di denuncia siglata dai Direttori dei maggiori Festival musicali siciliani.

La polemica

La polemica nasce poiché molti tra gli addetti ai lavori pensano che quei soldi avrebbero potuto essere spesi meglio “se solo si tenesse conto delle già esistenti realtà locali e degli imprenditori culturali che sul territorio da tanti anni (alcuni da più di vent’anni) si spendono attivamente per proporre un’offerta culturale e musicale in Sicilia che vada oltre le proposte dei soliti noti e che possa davvero essere una fonte di innovazione, ispirazione e promozione turistica per il nostro territorio”. La vicenda può essere inquadrata nel “quadro di approssimazione e incompetenza”, come la recente figuraccia rimediata dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, con 31 progetti bocciati e 422 milioni di euro del PNRR in fumo. “Non è che l’ultimo triste esempio”.

La lettera: “Spreco di denaro pubblico”

La lettera aperta firmata (tra gli altri) dai direttori dei maggiori festival musicali siciliani: FestiValle, Opera Festival, Mish Mash Festival, Ypsigrock Festival, Indiegeno Fest e tanti altri, che lamentano una totale mancanza di visione progettuale nella “spartizione” di alcuni fondi europei destinati a finanziare due soli “grandi eventi” il Sicilia Jazz Festival a Palermo e BellinInFest a Catania.

“Il punto è che – scrivono – come spesso accade, a causa di una classe politica sconnessa dal tessuto socio-economico dell’Isola e di un sistema, quello della Regione Siciliana, che continua a penalizzare i giovani imprenditori e farli fuggire dalla loro terra, quei giovani che dovrebbero rappresentare il nuovo management culturale, si finisce per sprecare una montagna di denaro pubblico. Sostenere economicamente iniziative musicali e culturali rappresenta di per sé una misura politica nobile, la cultura più che mai in questo momento, e gli spettacoli dal vivo soprattutto, hanno bisogno di tutto il sostegno possibile da parte delle istituzioni”.

Uno dei palchi del Sicilia Jazz Festival, costato 650 mila euro alle casse dell’Unione Europea

L’attacco all’assessore Messina

“Succede che l’Unione Europea, tra le sue misure preveda anche dei fondi per l’impresa culturale, la musica e  gli spettacoli dal vivo, perché da qualche parte in Europa qualcuno deve aver compreso che queste forme di  promozione culturale sono risorse utili per i territori economicamente depressi. Così nel febbraio del 2020 la Regione Sicilia, per volontà dell’Assessore Manlio Messina, decide di investire (molto male) questo cospicuo fondo destinandolo a pochi senza alcuna evidenza pubblica. Qual è la  visione strategica dietro questi investimenti così ingenti? Qual è il ritorno di operazioni del genere, che ci  riportano dritti al modo in cui si finanziava la cultura ed i grandi eventi negli anni 80 e 90? All’Europa che ci chiede di innovare attraverso la cultura e di fare dell’indotto culturale e del turismo di qualità la nostra prima  industria, con quali argomenti il governo regionale potrà spiegare queste spese e dimostrare una ricaduta  positiva sul territorio e sulle comunità, di fatto inesistente?

Succede però anche che in Sicilia da circa vent’anni esistono svariate realtà culturali, giovani, fresche e pulite che si impegnano per fare e fanno, con tutte le difficoltà del caso, impresa culturale in modo innovativo e che  puntano alla promozione concreta dei territori grazie al successo dei loro festival musicali.

Non solo i festival della Rete Sicilia Festivals: FestiValle ad Agrigento, Opera Festival a Milo, Mish Mash  a Milazzo, Djoon Experience a Favignana/Castellamare del Golfo, Mondo Sounds ma anche altre realtà che tanto hanno dato ai loro territori: basti pensare a Ypsigrock a Castelbuono, Beat Full a Palermo, Ricci  Weekender a Catania, Alcart ad Alcamo, Indiegeno Fest tra Patti e Tindari. Tutte realtà di produzione culturale consolidate che non solo esistono in Sicilia, ma operano già, rischiando quasi sempre tutto di tasca propria, che non godono di alcun sostegno da parte delle istituzioni regionali e che  anzi, il più delle volte proprio con la lentezza e l’inefficienza della macchina burocratica amministrativa, devono  lottare per portare ogni anno a casa la loro edizione”.

“Pasticciaccio alla siciliana”

“Ed ecco come una visione politica europea lungimirante, come quella di destinare cospicui  investimenti alle produzioni artistiche e culturali e agli eventi dal vivo, si trasforma nel solito pasticciaccio alla siciliana: un milione e duecentomila euro vengono destinati a due soli grandi festival, uno lirico in onore di Vincenzo Bellini a Catania e il Sicilia Jazz Festival a Palermo. A questi si aggiungono migliaia di euro  stanziati per affidamenti diretti per eventi alla prima edizione direttamente dal fondo dell’Assessorato al Turismo come ad esempio Eolie Music Festival, il Festival sulle barche organizzato da Samuel dei Subsonica.

“I festival della Rete Sicilia Festivals, anche nel 2021, hanno saputo reinventarsi, innovare, riprogrammare in piena  sicurezza, hanno messo in atto buone pratiche sulla sostenibilità, incrementato i progetti di inclusione sociale ed  hanno saputo fare promozione del territorio generando un indotto turistico considerevole – dice Fausto Savatteri, Direttore artistico e fondatore di FestiValle e chiede: Perché i festival oggettivamente meritevoli organizzati dai giovani siciliani non vengono finanziati? Perché la Regione continua ad avere questo atteggiamento discriminatorio nei confronti della giovane classe imprenditoriale siciliana ostacolando il ricambio generazionale?”

Sicilia a due velocità

“Il ritratto che si tratteggia è quello di un’Isola a due velocità: gli imprenditori culturali, giovani pieni di idee e con  una visione concreta e innovativa dei propri progetti da una parte, e la classe politica dall’altra, incapace di  cogliere il cambiamento. Il risultato è quello a cui siamo abituati e che ormai non scandalizza più nessuno, ma che fa e continua a fare tanta rabbia”.

“L’ennesima occasione persa – commenta Francesco Culcasi, presidente di Sicilia Festivals – manca una  visione di ampio respiro e ad ampio raggio sul territorio, per giustificare uno stanziamento del genere  di denaro pubblico. crediamo che quei soldi potessero essere investiti  meglio, per finanziare i progetti davvero innovativi, come quelli di chi da anni opera sul territorio,  soprattutto per aiutarli ad uscire fuori dal periodo di crisi, invece che finanziare iniziative musicali dalle scelte artistiche abbastanza scontate e a dir poco stantie.”

“Chi sceglie di fare impresa culturale in Sicilia sa quello che rischia, eppure continua a farlo. In Sicilia si fa  impresa culturale creando nuovi pubblici, nuovi interessi, nuove dinamiche, nuovi ponti con le realtà europee  e mondiali più avanzate, e questo viene riconosciuto dalla stampa di settore nazionale e internazionale. Un fenomeno, insomma, quello dei festival musicali e culturali siciliani, ormai  apprezzato da tutto il panorama nazionale ed internazionale, ma inspiegabilmente ancora poco riconosciuto dalla Regione Sicilia.

La rete Sicilia Festivals, il network dei nuovi festival esperienziali siciliani, nasce anche per colmare questo gap e per cercare di portare avanti istanze e proposte innovative che possano sostenere il settore degli spettacoli dal vivo e delle manifestazioni culturali in Sicilia”.

Politica siciliana sorda

“L’atteggiamento della politica siciliana sorda alle richieste di una nuova generazione di imprenditoria  culturale é ingiustificato – incalza Andrea Cavallaro, direttore generale di Sicilia Festivals – I nostri festival  sono perfettamente in linea con gli obiettivi sia generali, sia strategici, citati nel D.A. del 27/07/2021 di  sviluppo turistico regionale del triennio 2021/2023, eppure sono rimasti esclusi da qualsiasi forma di  finanziamento.  Abbiamo proposto – già nell’aprile 2020 – una mappatura degli eventi culturali siciliani per la nascita e tutela della categoria dei festival boutique, finalizzata alla creazione di un asset di intervento che consenta agli operatori di poter programmare le edizioni dei propri festival con sempre maggiore efficienza, un progetto rimasto nel cassetto ed incompiuto. Idem per le interlocuzioni avanzate sulla necessità di avviare un iter legislativo volto al riconoscimento dei nostri festival. Mentre in tutta Italia assistiamo ad una crescita di  consapevolezza del valore della progettazione culturale, dei nuovi centri culturali, e dei festival come modello di promozione e innovazione del territorio, inspiegabilmente le nostre Istituzioni regionali non si  accorgono del fenomeno dei festival boutique siciliani.  E’ necessario avviare un tavolo tecnico e ragionare insieme sulla possibilità di adottare nuovi modelli  di gestione per la promozione  del settore dello spettacolo che possano dettare linee strategiche coerenti per uno sviluppo del sistema musicale regionale, sostenibile, innovativo ma soprattutto contemporaneo. Comprendere il cambiamento in atto ed avere una visione di medio-lungo periodo non può prescindere  inoltre dal coinvolgimento del tessuto socio economico dell’isola e degli operatori che, più di altri, negli  anni hanno dimostrato di saper comunicare i valori del nostro territorio e generare incoming turistico”.

Scontro generazionale

“Quello a cui si è assistito con i tristi accadimenti dei finanziamenti pubblici ai festival estivi siciliani non è solo uno scontro di natura generazionale, è una questione molto più grave e profonda che ha a che fare con  quell’idea di immobilismo sociale, economico e culturale di cui la classe politica siciliana è da sempre  campionessa olimpionica. Ovvero la straordinaria capacità di trasformare un’occasione in uno spreco”.

“Quando hai un budget sicuro di 650mila euro puoi davvero permetterti di fare innovazione culturale  e cambiare con le tue iniziative il tessuto sociale che ti circonda – aggiunge Lucrezia Muscianisi, direttrice  artistica di Mish Mash Festival – con queste cifre si può lasciare tanto al territorio in termini di esperienze, di  rigenerazione urbana, di contenuti culturali veri e concreti, che non si possono ridurre ad un concerto  di Alex Britti o Mario Biondi. I nostri piccoli festival questo ce lo insegnano da anni, passo dopo passo,  edizione dopo edizione possiamo constatare con mano come alcuni messaggi, come ad esempio il  rispetto per l’ambiente e per le differenze culturali e sessuali, siano passati dal pubblico dei nostri  concerti alle comunità dei paesi e dei luoghi che ci ospitano. Cosa che siamo certi che i festival  finanziati dalla Regione difficilmente siano riusciti a fare. Discutibile anche la loro comunicazione a mezzo  social o stampa. Sicilia Jazz Festival e BellininFest sono stati addirittura in grado di promuovere sulle  maggiori rete televisive nazionali i loro eventi con spot dai costi elevatissimi, in cui si propone solo  un’idea stereotipata della nostra terra: mare, spiaggia e bella donna scollata”.

Quadro sconfortante

“Il quadro che viene fuori da questa ultima estate culturale siciliana è davvero sconfortante: le istituzioni  continuano a rimanere assenti anche quando investono denaro pubblico, incapaci di comprendere il  cambiamento, assolutamente inadeguate a comunicare un’idea di Sicilia che è invece la migliore espressione  di una terra che ha ancora tanto da dare in termini di proposte culturali e promozione territoriale.

Per il futuro sarebbe auspicabile un’inversione di rotta affinché il mondo dell’imprenditoria culturale siciliana e le istituzioni regionali, in primis l’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, possano  interagire e ascoltarsi vicendevolmente, in modo da poter programmare e realizzare eventi culturali e   festival che siano davvero occasioni di rigenerazione economica e urbana per il territorio e che possano  costituire un investimento utile in termini di promozione turistica che abbia ricadute effettive sull’economia siciliana”.

Questa lettera aperta è sostenuta e firmata dalla Rete Sicilia Festivals:

– Francesco Culcasi (The Djoon Experience)
– Fausto Savatteri (FestiValle)
– Andrea Cavallaro (Opera Festival)
– Lucrezia Muscianisi (Mish Mash Festival)
– Fabio Rizzo (Mondo Sounds Festival)

E da altri importanti festival musicali siciliani:

– Vincenzo Barreca (Ypsigrock Festival)
– Alberto Quartana (Indiegeno Fest)
– Francesco Bonaccorso (Beat Full Festival)
– Vincenzo Mulè (Alcart Festival)

L’Assessore Manlio Messina sostiene che tutti gli affidamenti sono avvenuti nella più totale trasparenza.

Sodano: “assessore avvii dialogo”

Interviene sulla videnda anche l’on. Michele Sodano: «La rete “Sicilia Festivals” esclusa dalla Regione. Tutti ignorati, nonostante la sempre maggiore rilevanza acquisita da queste realtà economico-imprenditoriali che, finora, hanno potuto contare solo sulle proprie forze. Mi chiedo come sia possibile che nel 2021 vengano ancora ignorate le organizzazioni che da anni, in maniera sempre più preponderante, danno vita ad appuntamenti tra i più rilevanti d’Europa, con numeri da record e un’ineguagliabile promozione del territorio.

Attraverso i fondi dell’Unione Europea, la Regione Siciliana deve incentivare il ricambio generazionale, sostenere l’innovazione, la visione e la determinazione dei giovani imprenditori culturali Siciliani, e restituire così un’immagine rinnovata e fresca di una Sicilia virtuosa e in fermento. Ci sembra di rivedere, attraverso la pratica degli affidamenti diretti, quella superficiale ricerca dei destinatari tipica di una Sicilia che si è sempre rifiutata di vedere, ripagare il merito e che finisce per aiutare sempre i soliti. Invito l’Assessore al Turismo Manlio Messina a intraprendere al più presto un dialogo diretto con gli organizzatori dei Festival Siciliani, di impedire che certe realtà abbandonino la Sicilia per spostarsi verso altre regioni ove i Festival e le manifestazioni artistiche sono considerate una risorsa preziosa, se non essenziale».