Anche per il Capo dello Stato Sergio Mattarella il percorso per la ricerca della verità sulla strage di Via D’Amelio attuato in questi 25 anni con tutti gli ‘errori’ del caso e quello ancora da compiere per una reale consapevolezza di quel che accadde in quel luglio del 1992 e sopratutto in quei 57 giorni che trascorsero dalla strage di Capaci, sembra essere il punto fondamentale ricongiungendosi così alle richieste di verità che proprio oggi nel giorno della memoria arrivano, forti, dai familiari stessi.
“La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato”. Così il presidente Sergio Mattarella alla cerimonia di commemorazione di Paolo Borsellino al Csm.
Di qui, nella cerimonia di ricordo al Csm, un riferimento al metodo di lavoro del magistrato: “Il metodo di lavoro era per Borsellino un patrimonio prezioso perché basato sulla collaborazione tra un gruppo di colleghi affiatati, in grado di condividere conoscenze e prassi attraverso una costante e reciproca verifica degli orientamenti, al fine di arrivare all’adozione congiunta dei provvedimenti più rilevanti” ha aggiunto il Capo dello Stato -.
Mattarella ha ripercorso l’attività da magistrato di Paolo Borsellino, dagli esordi fino all’approdo all’Ufficio Istruzione di Palermo diretto da Rocco Chinnici.
“L’enorme lavoro dedicato all’istruzione formale del complesso procedimento che culmina nel maxiprocesso, assorbe e caratterizza tutta la vita di Borsellino in quegli anni. Insieme a Giovanni Falcone e ad altri valorosi colleghi vengono sperimentati con successo metodi investigativi nuovi e più efficaci, attraverso la condivisione delle informazioni tra magistrati e con maggiore attenzione verso il potere economico delle cosche, il settore degli appalti e quello dei movimenti bancari. Attraverso questo metodo, fondato sulla circolazione delle informazioni, sul lavoro di gruppo, sulla specializzazione dei ruoli – ha sottolineato Mattarella – l’Ufficio Istruzione di Palermo raggiunge risultati processuali di rilievo inedito, resi possibili grazie alla capacità di valorizzare i criteri dell’efficienza e del coordinamento”. Mattarella ha poi insistito, oltre che sull’innovativo metodo di lavoro di Borsellino e Falcone, anche su alcune “doti morali” del magistrato ucciso 25 anni fa, a partire dalla sua “abnegazione”, dalla “noncuranza riguardo alla visibilità per l’attività svolta” e “dal costante impegno nella sua terra d’origine per l’affermazione della legalità, con rigore e determinazione”. E infine Mattarella ha voluto ricordare anche l’impegno di Borsellino per sanare le divergenze sorte all’interno degli Uffici di Palermo: “anche quando emersero profonde divergenze di vedute all’interno dell’Ufficio Istruzione di Palermo, non più diretto da Antonino Caponnetto, Paolo Borsellino, pur non facendone più parte, si adoperò con grande impegno per evitare che si lacerasse l’Ufficio, per non disperdere il patrimonio di conoscenze e di esperienze che era maturato nel gruppo dei magistrati che avevano dato vita al Pool Antimafia”.
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