Ventuno secondi. Tanto è durata la consegna della busta col denaro a Vincenzo Bonanno, ormai ex coordinatore tecnico della discarica di Bellolampo, il 28 maggio. Due mesi sono finite in carcere le tre persone coinvolte nello scandalo, poi mandate ai domiciliari dal Gip. Lo riporta il Giornale di Sicilia.

Sono state le telecamere di videosorveglianza di Louis Vuitton e della Caffetteria Politeama di via Daitaa permettere di immortalare la consegna presunta di denaro. L’inchiesta ha consentito il fermo di Bonanno, 62 anni, ormai ex coordinatore tecnico della discarica, e dei due imprenditori conviventi Daniela Pisasale, di 45 anni, siracusana, e Emanuele Gaetano Caruso, di 53, di Paternò, nipote di un condannato per mafia. Sono state scoperte anche presunte infiltrazioni della mafia nel sistema regionale di smaltimento dei rifiuti. La società Eco Ambiente srl, in particolare, oltre a drenare 4 milioni in due anni alla Rap, con Bonanno che si spendeva per accelerare i pagamenti delle fatture.

Sul Giornale di Sicilia si ricostruiscono gli istanti della consegna della presunta tangente. Alle 17,49 Pisasale chiama Bonanno, dicendogli di essere in città e di volere incontrarlo, “che dobbiamo fare…”. Appuntamento “tra un quarto d’ora” al Politeama. La Dia c’è e per non destare sospetti non prova a fare riprese. Rivedendo poi le immagini delle telecamere di sicurezza, annoteranno comunque che alle 18,15 i due imprenditori entrano da Louis Vuitton. E dieci minuti dopo arriva Bonanno.

Nel negozio Pisasale fa acquisti. I due uomini si appartano invece in una saletta riservata, per parlare fra di loro. Dopo altri dieci minuti, alle 18,34, la donna – che al telefono Bonanno chiamava confidenzialmente Dani – va a pagare. Nella borsa aperta, poggiata sul bancone della cassa, scrive la Dia, “una busta di colore giallo”. Alle 18,44 i tre si ricongiungono e escono. “Bonanno – scrive ancora la Dia – entrava e usciva dal suddetto negozio senza avere nulla nelle mani”. E quando, alle 18,53, altre telecamere, quelle del bar che fa angolo tra le vie Daita e Turati, inquadrano i tre, “Bonanno accede nell’esercizio non portando nulla con sé”. Preso il caffè con gli altri due, Daniela Pisasale chiede la chiave del Wc alla cameriera. Alle 18,59 e 32 secondi esce e fa cenno a Bonanno di seguirla in bagno, dove non ci sono telecamere, per l’ovvio rispetto della privacy. Bonanno torna “tenendo sotto l’ascella sinistra una busta di colore giallo”. Dopo l’arresto Bonanno dichiarò che nella busta bianca chiusa appena ricevuta e ancora non aperta c’erano diecimila euro e che aveva avuto quel denaro per una consulenza alla Pisasale.

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