Il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi presentati dallo studio legale Leone Fell, ammettendo i ricorrenti che avevano contestato le irregolarità al test d’accesso per Medicina, disponendo l’immatricolazione in sovrannumero e nelle loro prime scelte. “Come preventivato – spiegano gli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Chiara Campanelli che hanno difeso i ricorrenti – le irregolarità presenti quest’anno erano tante e tali da consentire l’immatricolazione a chi, come nel caso dei primi ricorrenti che hanno ottenuto l’esito positivo, non erano entrati proprio a causa delle domande errate”.

Già disposte le prime immatricolazioni

“Siamo lieti – aggiungono i legali – che il giudice del Consiglio di Stato abbia accolto le nostre tesi sulle irregolarità ai test per Medicina e abbia disposto le prime immatricolazioni in sovrannumero per i nostri ricorrenti. Una vittoria che rende finalmente giustizia ai tanti ragazzi che, a causa di un test anacronistico e che non garantisce meritocrazia, avevano visto infrangersi il sogno di indossare il camice”.

Nuovi pronunciamenti in arrivo

Sono attesi nei prossimi giorni gli esiti delle altre udienze già fissate e si ritiene possano essere dello stesso tenore. “Visti i risultati della verificazione espletata dall’istituto superiore della sanità – si legge nell’ordinanza – sui quesiti della prova nazionale di ammissione alle facoltà di Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria. Ritenuto che dalla relazione emerge che i quesiti riconosciuti ‘ambigui’ sono il numero 10 e il numero 21. Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello disponendo l’ammissione in sovrannumero, al corso di laurea in Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 2021/2022”.

In passato altri ricorsi

Da evidenziare che non è la prima volta che avvengono ricorsi per i testi di ammissione proprio in Medicina. Nel 2019 ci fu una nuova vittoria al Consiglio di Stato per 1600 aspiranti camici bianchi. I giudici amministrativi all’epoca disposero l’ampliamento dei posti anche per chi aveva proposto ricorso collettivo nel 2017. I giudici amministrativi avevano accolto le prime istanze cautelari stabilendo anche per il 2017, così come avvenuto per il 2018, 1.600 posti in più e altrettanti ricorrenti da immatricolare. Ricorsi che in quel caso erano basati su un errato calcolo del fabbisogno da cui poi scaturisce il numero di posti messi a bando.

 

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