A Palermo i defunti muoiono due volte, prima fisicamente e poi moralmente. Se una civiltà si giudica dal mondo in cui tratta i suoi morti, l’immagine del capoluogo siciliano ne esce decisamente distrutta. Fra bare “scoppiate”, depositi pieni ed abbandono generalizzato, il cimitero dei Rotoli continua a far parlare di sè. Non per il valore storico-culturale del camposanto monumentale, ma per le note di biasimo segnate dalle infinite emergenze della struttura.
Le vere vittime di un simile stato di abbandono, però, sono i familiari dei defunti, costretti ad onorare i propri cari nell’incuria più assoluta. Ovviamente, ciò quando riescono a trovarli in mezzo alle sterpaglie dei campi d’inumazione e qualora i cinghiali, o chi per loro, non abbiano danneggiato in maniera irrimediabile la sepoltura. Uno scenario che risulta doloroso come una pugnalata al cuore che trafigge il già fragile stato d’animo di chi va a piangere un proprio caro scomparso. Stato di cose che impedisce la regolare elaborazione del lutto, lasciando queste persone in un limbo di dolore senza fine.
Incuria dilagante nella parte alta
Un’area che è stata soggetta a limitazioni già in precedenza. Nel 2008 fu necessaria addirittura un’ordinanza sindacale dell’allora primo cittadino Diego Cammarata. A predicare nel deserto l’assessore ai Servizi Cimiteriali Toni Sala che, informato della situazione, aveva chiesto un immediato ripristino dello stato dei luoghi. “Ho caldamente suggerito di intervenire subito su tutte le sepolture che hanno subito danneggiamenti. Ciò per ripristinarne il decoro”. A ventiquattro ore di distanza però, l’appello non è stato ancora accolto. Le lapidi sono spezzate, come il cuore di chi transita in quell’area. Il tutto mentre quelle preoccupanti buche, che rimandano alla presenza di cinghiali, continuano a rimanere lì.
Rimane poi la questione dei diserbi. Le sterpaglie infestanti, alte anche due metri, continuano ad invadere la zona. In questo caso, non servirebbero cronoprogramma emergenziali o soluzioni calate dall’alto. Basterebbe estirpare ma gli operai non intervengono. Sarebbe necessario, si fa per dire, il collaudo delle reti di protezione anti-caduta massi. Dispositivi che sono necessari a proteggere visitatori e lavoratori all’interno del camposanto.
Ad oggi però del collaudo non c’è ancora traccia. La mancanza dell’atto impedisce ai lavoratori della Reset di poter ripristinare i luoghi. Così, tutto rimane com’è, com’era e come probabilmente sarà nel breve termine. Un avvenire immutabile, quasi incontrovertibile, dal quale l’immagine di Palermo esce distrutta, sporcata da una serie di emergenze infinite e decisamente imbarazzanti.
Lo scandalo ai Rotoli continua
Il cimitero dei Rotoli continua quindi ad essere uno scandalo nazionale. Un ritorno d’immagine negativo amplificato nelle scorse settimane anche dai video fatti dalla influencer Selvaggia Lucarelli, che ha mostrato ai suoi followers lo stato delle tensostrutture in cui sono “temporaneamente” posizionate i feretri dei corpi in attesa di una degna sepoltura. Un feedback che quasi bilancia i sorrisi e gli applausi espressi per lo spot della Red Bull.
Passano i mesi e il camposanto palermitano non smette di far parlare di sè. Non è bastato vedere le bare galleggiare fra i viali della struttura durante l’alluvione del 15 luglio 2020. Non è stato sufficiente sentire notizie di percolato uscito dalle bare, a causa delle alte temperature e dei lunghi tempi di conservazione delle salme, o vedere feretri posizionati per terra a causa della mancanza di posto sui ferri innocenti. La struttura continua ad essere sulle colonne dei siti d’informazione. Articoli letti da qualche parente che sta aspettando da mesi di vedere seppellito un proprio parente. O magari da qualche persona che è costretta a farsi strada fra le erbacce per potere portare i fiori ad un proprio caro.
Una situazione del genere non è più tollerabile. Il cronoprogramma messo in campo dall’Amministrazione porta con sè dei buoni propositi, ai quali vanno però affiancate azioni concrete che a volte esulano dall’operato della Giunta. La carenza di personale delle partecipate, nonchè una burocrazia decisamente troppo lenta e macchinosa, rallentano il processo di cancellazione di questa onta per la città. Proprio quello dei campi d’inumazione è uno dei grandi temi da affrontare per uscire dall’emergenza cimiteri. Ma prima di pensare alle nuove strutture, bisogna mettere in sicurezza e ripristinare quelle vecchie. Ciò, almeno, per dare un pò di sollievo alle anime dei defunti e dei loro familiari, ad oggi senza pace.
Commenta con Facebook