E’ il giorno del vertice di maggioranza per il Centrodestra siciliano. Dopo una lunga serie di richieste private e qualcuna pubblica, il presidente della Regione alle 16 incontrerà i capigruppo e i segretari della coalizione che lo sostiene.

Un vertice con Schifani non potrà che partire dalle cose fatte e dalle cose da fare e dunque dall’azione del governo. Ma Schifani è anche la guida della coalizione e dunque i segretari di partito porranno tutte le questioni che servono per “registrare” la coalizione, per usare un termine che ha impiegato Raffaele Lombardo ospite di Talk Sicilia, per ribadire la sua visione dello stato dell’arte.

Raffaele Lombardo e la richiesta di un assessore

Non è un mistero, ormai, che il Movimento per l’Autonomia si considera sottostimato nell’ambito della giunta Schifani e chiede un assessore in più. Il ragionamento di Lombardo parte da lontano. Abbiamo gli stessi consensi di Dc e Lega, sostiene l’ex presidente della Regione, ma un solo assessore contro i 2 ciascuno assegnati loro.

Le elezioni di secondo livello

Lombardo, poi, considera le elezioni di secondo livello per le ex province, quelle tenute il 27 aprile, cariche di significato politico, al contrario della valutazione degli alleati.

Non dal punto di vista elettorale puro, visto che non sono state elezioni a suffragio universale, ma le tensioni fra i partiti della coalizione sono emerse in maniera chiara ed inequivocabile. Ci sono stati “tradimenti” e scelte divergenti e solo le spaccature hanno portato ad eleggere due presidenti di centrosinistra

Il tema delle nomine e quello delle riforme

Ci sono, poi, i temi delle nomine. Bisogna superare i commissariamenti di numerosi enti e assegnare posti di sottogoverno importanti. Mentre Schifani si prepara allo scontro con Salvini sulla scelta de successore di Pasqualino monti all’Autorità portuale della Sicilia occidentale, bisogna anche pensare ad Enti minori.

Infine la questione delle riforme. L’Ars praticamente non ne ha fatto fino ad ora e secondo Lombardo sono quelle il collante mancante alla coalizione. Non è una questione che riguarda il governo ma i partiti.

Non solo Lombardo

A chiedere maggior spazio, però, non è solo Lombardo. Pur senza proclami sui giornali la richiesta è stata avanzata più volte anche da Noi Moderati fin dal dopo elezioni europee.

Il tema del numero dei deputati

Per dire no alle richieste di rimpasto in giunta è stato, fino ad oggi, usato il tema del numero dei deputati. Democrazia Cristiana e Lega ne contano 5 ciascuno. Il gruppo dei Popolari e Autonomisti ne conta solo 4. Lombardo, nella sua intervista a talk Sicilia della scorsa settimana, se ne assegnava 5 e mezzo. Non si aspettava, probabilmente, che il nuovo arrivato Alessandro Porto, assessore al Comune di Catania proprio in quota MpA dimessosi per andare a prendere il posto di Giuseppe Castiglione sospeso per effetto della legge Severino, scegliesse di aderire al gruppo misto e non a quello degli autonomisti e popolari. Una presa di distanza non del tutto sorprendente ma ancora da capire appieno ma che spegne la voglia di rimpasto.

I conti potrebbe pareggiarli Gianfranco Miccichè (probabilmente il “mezzo deputato” contato da Lombardo) che insieme a Lombardo e Lagalla ha fondato Grande Sicilia ma che resta al gruppo misto.

E in tutto questo bailamme non bisogna dimenticare che Lombardo, che vanta ottimi rapporti con Schifani, alleato di Roberto Lagalla, il sindaco di palermo che, nonostante abbia proclamato in tutte le occasioni di sposare e sostenere la ricandidatura di Schifani, viene ancora visto come un competitor interno alla coalizione.

I temi sul piatto

Sul piatto, però, c’è da giurare sul fatto che Schifani punterà a mettere ben altro a partire dalla manovrina da 50 milioni di euro approvata in Commissione e che si accinge a sbarcare a sala d’Ercole sulla quale serve compattezza così come sugli altri provvedimenti inn preparazione in assessorato regionale economia: variazioni di bilancio, assestamento e manovra 2026.

Dagnino e i rapporti con Schifani

Intanto sulle voci di raffreddamento dei rapporti fra il Presidente Schifani e l’assessore all’economia Alessandro Dagnino arriva una precisazione via agenzie di stampa:”È del tutto priva di fondamento le ricostruzione riportata da alcuni media, secondo cui si sarebbe registrata una diversità di vedute sul decreto editoria tra l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e il presidente della Regione Renato Schifani, che avrebbe avocato il dossier” fanno sapere dall’assessorato regionale all’Economia.

“Il rinnovo dei contributi ha richiesto lo svolgimento di un iter amministrativo articolato, all’esito del quale la giunta, nella seduta di ieri, ha apprezzato all’unanimità due decreti assessoriali e una proposta di decreto presidenziale predisposti e sottoscritti dall’assessore Dagnino, che ha curato tutto l’iter tenendo aggiornato il presidente della regione. Il plafond dei contributi, inoltre, è passato da due a tre milioni di euro”, aggiungono dall’assessorato.

Dunque nessun collo di  bottiglia in via Notarbartolo rispetto all’azione di governo