Sottoposto a sorveglianza speciale, dopo aver scontato due condanne per associazione mafiosa, è stato nuovamente arrestato dai carabinieri per aver violato le prescrizioni imposte dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, cioè l’obbligo di soggiorno.

A finire nei guai Gioacchino Mineo, detto Gino, 68 anni, residente a Santa Flavia, coinvolto nelle storie di mafia ed estorsioni a Bagheria.

Mineo, ha riferito ai carabinieri, di essersi recato a Bagheria dal veterinario, perché il suo cane stava molto male. E’ stato ugualmente arrestato su disposizione del pm Carmela Romano.

Come si legge sul Giornale di Sicilia, alla direttissima, che si è svolta al Tribunale di Termini Imerese, il suo legale Jimmy D’Azzò, ha a lungo parlato del percorso di ‘redenzione’ che Mineo avrebbe fatto in carcere, scrivendo poesie e sceneggiature di spettacoli teatrali. Mineo sarebbe insomma cambiato, prendendo le distanze da quella figura di mafioso che era emersa nel corso degli anni Novanta, quando aveva scontato una prima pena, per poi finire nuovamente in carcere nel 2008, arrestato nel corso dell’operazione Perseo dei carabinieri che mise fine al tentativo di Cosa nostra di fortificarsi a Palermo e provincia.

Il giudice monocratico Sandro Potestio ha, quindi, convalidato l’arresto e disposto solo la misura cautelare dell’obbligo di firma.

Eppure Mineo, era stato un elemento importante all’interno di Cosa nostra. Secondo le carte, le sue responsabilità non sarebbero state indifferenti. Nel blitz Perseo era stato arrestato per i suoi contatti con Bernardo Provenzano, per conto del quale avrebbe smistato i famosi ‘pizzini’ e sarebbe stato anche rappresentante del mandamento di Bagheria dal 2005 al 2007 circa.

Mentre svolgevano l’inchiesta Cupola 2.0, i carabinieri avevano intercettato alcune conversazioni tra i boss durante una riunione della commissione di Cosa nostra, in occasione della quale si era parlato anche di chi avrebbe dovuto essere a capo della famiglia mafiosa di Bagheria.

“I componenti della commissione – si legge nel fermo – desideravano venisse nominato a capo di quella consorteria Gioacchino Mineo, ma Francesco Colletti aveva rappresentato che Giuseppe Scaduto era uscito dal carcere l’anno precedente portando le direttive degli storici referenti di quel sodalizio Nicolò Eucaliptus e Leonardo Greco, i quali avevano designato lo stesso Scaduto quale soggetto idoneo ad assumere le redini della famiglia mafiosa bagherese”.

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