Altri quattro casi di positività al Covid-19 sono stati riscontrati tra i migranti presenti nell’hotspot di Pozzallo, nel Ragusano.

Sono state avviate le procedure di sicurezza, anche con l’avvio della quarantena per le persone che sono state in contatto con loro.

Intanto non si fermano gli sbarchi sulle coste siciliane. Nella notte, a Lampedusa, sono arrivati in totale 260 tunisini che viaggiavano a bordo di piccoli barchini.

Sulla nave quarantena Azzurra, a Lampedusa, sono stati imbarcati ieri i migranti risultati positivi al Coronavirus. Il padiglione dove i contagiati venivano tenuti in isolamento è stato liberato.

Nel frattempo, ancora ieri, il Tar di Palermo ha sospeso l’ordinanza del governatore Musumeci che prevedeva lo sgombero dei migranti da tutti gli hotspot e centri di accoglienza presenti in Sicilia.

Sarà il 17 settembre il vero giorno della verità nello scontro fra Palermo e Roma sulla gestione sanitaria dei migranti. Il decreto emesso ieri dal Presidente della terza Sezione del Tar di Palermo che sospende l’efficacia dell’ordinanza del Presidente della Regione Nello Musumeci non è una sentenza di merito ma solo un provvedimento cautelare d’urgenza che nel merito della questione non dovrebbe entrare ma trattare solo il ‘grave rischio’ arrecato dall’esecuzione del provvedimento nelle more della sua valutazione di merito.
Ma a sorprendere è il fatto che la Regione siciliana non si sia costituita in giudizio davanti al Presidente chiamato ad emanare una sospensiva così urgente e indifferibile.
Dalla Regione, però, fanno sapere che in realtà gli avvocati della Sicilia avevano chiesto alla Presidente di essere ascoltati in base ad una procedura prevista dal codice della giustizia amministrativa. Il ricorso dello Stato, infatti, è giunto a tarda ora del giorno prima e gli avvocati ne hanno avuto contezza ieri mattina. Non c’era il tempo materiale per una memoria difensiva e in questo caso il codice prevede proprio che il Presidente possa audire la parte resistente. Una procedura che serve a tutelare tutte le parti.
Il presidente, però, non ha ritenuto di ascoltare le motivazioni della Regione emanando il provvedimento leggendo il quale da Palazzo d’Orleans si dicono amareggiati.

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