• Lettera a Draghi dei sindaci di Augusta e Gioia Tauro
  • Chiesto di inserire i porti nel Recovery Fund
  • Soldi per tutta la rete infrastrutturale tra la Sicilia e la Calabria

I sindaci di Augusta, Giuseppe Di Mare, e di Gioia Tauro, Aldo Alessio, hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per far inserire i due porti, tra i più importanti in Italia sotto l’aspetto commerciale, nel piano del Recovery Fund. Si è trattata di una iniziativa che, come spiega lo stesso primo cittadino di Augusta, è stata promossa dall’ex Presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, insieme a tanti altri sindaci della Calabria e della Sicilia.

Porti, ferrovie e strade

Secondo i sindaci dei due Comuni portuali, ci sono delle priorità da inserire nel piano da presentare all’Unione europea entro il 30 aprile. ” Il prolungamento dell’Alta Velocità ferroviaria (a 300 km/h) sulla Salerno-Reggio
Calabria e quindi sulla Messina-Catania-Siracusa-Palermo. Le grandi infrastrutture portuali del Sud Gioia Tauro, primo porto container italiano, Augusta secondo porto industriale italiano e tutti gli altri porti commerciali nazionali
localizzati nelle Regioni del Mezzogiorno. Ed infine, come non considerare i grandi sistemi autostradali jonico e tirrenico e le principali trasversali”.

Patto tra Augusta e Gioia Tauro

“I porti di Augusta e Gioia Tauro possono avviare una politica di cooperazione su specifiche attività per creare sinergie e realizzare un vero e proprio sistema portuale di quarta generazione” scrivono i sindaci.

Soldi al Sud

Secondo i due sindaci, nei  parametri richiesti per ottenere i fondi il Sud ci rientra. “Non può passare inosservato che le risorse europee sono state distribuite tra gli Stati in base a tre indicatori principali: la popolazione residente, il livello di PIL procapite, la crescita della disoccupazione. In base a questi tre parametri il Sud e le sue regioni più estreme, Sicilia e Calabria, devono essere destinatarie di quote rilevanti del fondo in quanto, purtroppo, come prima sinteticamente visto, primeggiano in Italia e in Europa per basso Pil e per disoccupazione e, cosa ancor più grave, in rischio povertà all’interno di un’Europa del benessere”