“Della salute degli agenti della Polizia penitenziaria non importa a nessuno”. E’ la denuncia dei sindacati di Polizia penitenziaria di Siracusa che lanciano l’allarme sui pericoli di contagio da Covid19 per via di alcuni protocolli capaci di mettere a rischio la salute degli agenti.
“Se un detenuto – dicono Fabio D’Amico (Cisl), Michele Pedone (Uspp), Francesco Rizza (Cnpp) e Nello Bongiovanni (Sippe/Sinappe) – effettua una visita in ospedale, magari per un normale controllo, al ritorno viene sottoposto al tampone e messo in isolamento in attesa che si conosca il risultato del test. Una pratica nel rispetto dei protocolli sanitari, in considerazione del pericolo di contrarre il Covid19. Tutto bene, anzi riteniamo che sia giusto, peccato che questa procedura sia strabica, in quanto per gli agenti di Polizia penitenziaria che accompagnano il detenuto non subiscono lo stesso trattamento. Nessun tampone, nessun isolamento fiduciario, eppure il personale penitenziario – aggiungono Fabio D’Amico (Cisl), Michele Pedone (Uspp), Francesco Rizza (Cnpp) e Nello Bongiovanni (Sippe/Sinappe) – si assume gli stessi rischi del detenuto che, per compiere quella visita, non viene lasciato un istante da solo. Una logica davvero incomprensibile che riteniamo debba essere modificata, non è possibile avere due pesi e due misure”.
A questo problema se ne aggiunge un altro, come svelato nelle settimane scorse dal garante dei detenuti del carcere di Siracusa, Giovanni Villari, per cui le attese per gli esami diagnostici in favore dei detenuti sono estenuanti. “La nota dolente è rappresentata – dice garante dei detenuti del carcere di Siracusa, Giovanni Villari – dal servizio sanitario a cura dell’Asp di Siracusa che la regione Sicilia dispone per assistere i detenuti. Troppa lentezza e burocrazia sia per esami diagnostici sia per interventi chirurgici programmati, che superano molte volte attese di 1 o 2 anni”.
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