• Il gruppo di Avola che spacciava droga teneva in pugno i debitori
  • Gli indagati sottraevano le carte relative al bonus bebé ed al reddito di cittadinanza
  • E’ quanto emerge nelle intercettazioni relative all’inchiesta Drive-in

Detenevano le carte del bonus bebè e del reddito di cittadinanza dei loro clienti che compravano droga. E così, quando arrivavano sul conto le somme potevano andare all’incasso.

Le carte dell’inchiesta Drive in

E’ quanto emerge nelle carte dell’operazione Drive in della polizia, culminata nei giorni scorsi con l’arresto di 8 indagati, indicati dai magistrati della Procura di Siracusa come gli esponenti di un gruppo specializzato nella vendita di cocaina ad Avola.

Secondo la tesi degli inquirenti, capitava che i clienti di questa rete di spaccio accumulassero dei debiti ed uno degli stratagemmi per non perdere soldi sarebbe stato di entrare in possesso dei loro sussidi.

Le intercettazioni sui soldi del bonus bebè

Nel corso delle indagini, la polizia ha intercettato una conversazione tra Gianluca Liotta, Sonia Silvia, marito e moglie, ritenuti dagli investigatori le menti del gruppo, ed una terza persona, che non ha ricevuto alcuna misura cautelare.

G.M: 5 persone quant’è che ti devono dare? 5 persone ti devono portare quanto?

Sonia Silvia:  5000 euro.. 1000 euro a testa, compresa una femmina che ha fatto 1000 euro

Gianluca Liotta: 1100… Sono sicuri, le carte che ho,  però devo aspettare, devo aspettare il 18 che prendo i soldi dei 3 figli

Sonia Silvia: Noi sapevamo che già il 12 avevamo il pagamento dei 3 figli, invece è il 18 ma dobbiamo aspettare le carte dei soldi

Gianluca Liotta: Prendono i soldi dei 3 figli e mi portano i soldi così cominciamo a rientrare

La carta del reddito di cittadinanza

Gli indagati sarebbero entrati in possesso anche della carta relativa al reddito di cittadinanza nella disponibilità di un tossicodipendente che, come altri, avrebbe accumulato dei debiti. E dalla carte dell’ordinanza, si scopre che a detenerla sarebbe stato Gianluca Liotta. Solo che il tossicodipendente non sarebbe riuscito lo stesso ad onorare il suo impegno e come mediatore si sarebbe presentato il cugino che, però, lo avrebbe preso a botte, punendolo per il mancato pagamento della coca acquistata.