Non c’è solo la cementificazione selvaggia, con centinaia di ville disseminate tra Arenella, Fanusa, Ognina e Fontane Bianche, tra le cause degli allagamenti che stanno funestando le zone balneari di Siracusa. Certo, le abbondantissime piogge portate dal ciclone Apollo hanno avuto la loro parte ma i tecnici ritengono che la mano dell’uomo ha dato un contributo notevole al disastro.

Il parere degli agronomi

Due agronomi, Alessandra Trigilia (progettista e direttrice dei lavori di valorizzazione del giardino storico del Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa) e Antonino Attardo (progettista e direttore dei lavori di sistemazione a verde di numerosi parchi pubblici e giardini privati), ritengono che oltre al cemento, una quota di responsabilità vada attribuita all’agricoltura intensiva.

Non ci sono più alberi

“Si è assistito alla diffusione – spiegano gli agronomi – di una nuova agricoltura che ha   sostituito  le coltivazioni arboree, un tempo diffuse in queste contrade, con le coltivazioni ortive  da pieno campo. E’ risaputo che gli alberi sono vegetali più complessi delle specie erbacee e per le loro esigenze nutritive sono capaci di assorbire notevoli quantità di acqua dal terreno”.

“Agrumi assorbono acqua”

E per rendere chiaro il concetto, gli agronomi fanno un esempio.  “Gli agrumi  nel periodo autunnale hanno altissimi fabbisogni d’acqua e di conseguenza la assorbono per il loro fabbisogno. Se invece i terreni sono nudi, perché in attesa di essere seminati o sono coltivati ad ortaggi freschi, nelle prime fasi di coltivazione, non assorbono neanche un millimetro in più di acqua piovana che superi la quantità che il terreno”.

La situazione alla Fanusa ed all’Arenella

Secondo quanto sostenuto dai due agronomi, “i terreni delle contrade Isola, Arenella e  Fanusa sono  tendenzialmente argillosi , sono quasi pianeggianti ( leggere pendenze),  sono  poco profondi e poggiano spesso su argille impermeabili. Questo lo sapevano bene i contadini di una volta i quali per rendere possibile  l’attività agricola in questi ambienti ostili, avevano creato una fitta rete di fossati e canali capaci di allontanare in tempi brevi le acque meteoriche” spiegano gli esperti.

Strade da progettare

La soluzione per i due esperti c’è e si chiama Piano di recupero urbanistico. “Vanno progettate – dicono Alessandra Trigilia e Antonino Attardo –  le strade che devono essere percorse in sicurezza senza diventare corpi ricettori di acqua, così come  le aree verdi pubbliche in atto negate  e realizzate solo grazie ai privati  residenti e va potenziato il sistema fognario ed acquedottistico”.

Ridurre consumo del suolo

“Ridurre il consumo di suolo è obiettivo principale di ogni pianificazione di livello sovraordinato, che sia il piano paesaggistico provinciale che di livello comunale, come i piani urbanistici” concludono.