Sembrava ormai percorrere un’autostrada la vicenda giudiziaria di Angelo De Simone, il giovane siracusano di 27 anni trovato impiccato nella sua abitazione il 16 novembre del 2016 ma che sarebbe rimasto vittima di un omicidio.
Le battaglie della madre della vittima
Dopo le battaglie della madre, assistita dal suo avvocato, David Buscemi, e due richieste di archiviazione della Procura, il nuovo pm, Gaetano Bono, il mese scorso ha sollecitato al gip del Tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, il giudizio per Giancarlo De Benedictis, siracusano, ritenuto esponente del clan Bronx.
Incompatibilità del giudice
Invece, si è scoperto che lo stesso giudice è incompatibile, in quanto nel corso delle indagini sulla morte del 27enne dispose le intercettazioni, per cui, essendo stato coinvolto nel procedimento, non può essere chiamato a giudicare sulle presunte responsabilità dell’indagato. S
arà necessario un altro giudice per le udienze preliminari ma secondo alcune fonti un altro gup rischia di essere incompatibile, per cui la vicenda giudiziaria è destinata ad allungarsi ancora.
Le accuse sull’indagato
Dagli elementi raccolti dal pm, De Benedictis, condannato in Appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione per commercio di droga, lo avrebbe punito per una relazione con una donna con cui era legato sentimentalmente.
Per il magistrato alla messinscena avrebbe preso parte una seconda persona, Luigi Cavarra, indicato dalla Dda di Catania come esponente del clan Bottaro-Attanasio, morto negli anni scorsi, poco dopo essere diventato un collaboratore di giustizia.
Quest’ultimo avrebbe partecipato per un contrasto con il 27enne che gli doveva dei soldi in una compravendita di droga.
L’aggressione e la simulazione del suicidio
Grazie alla relazione del consulente dei magistrati, si è scoperto che De Simone avrebbe subito un’aggressione fisica avvenuta nella sua abitazione. Avrebbe aperto ai due presunti assassini, del resto li conosceva abbastanza bene, poi si è consumata la tragedia.
Il 27enne sarebbe stato colpito alla testa ed ai genitali, subendo anche una lacerazione del palato molle. A quel punto, sarebbe stato appeso ad un gancio allo scopo di simulare un suicidio e la corda al collo, secondo quanto emerge nella perizia, lo avrebbe condotto alla morte per “asfissia meccanica primitiva”.
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