I contratti del personale sanitario scadranno il 30 aprile e la sanità siciliana, ancora alle prese col Covid19, rischia il collasso tra pochi giorni. L’assessore regionale alla Sanità ponga subito rimedio, ne va delle cure e dell’assistenza dei cittadini”.
Lo afferma il deputato regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo, che lancia l’allarme sulla situazione della sanità in Sicilia ed auspica una rapida risoluzione della vicenda per consentire agli ospedali ed alle altre strutture sanitarie di non trovarsi dall’oggi al domani senza psicologici, parte degli amministrativi, e biologici.
Il caso dei contratti
Il parlamentare regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo, auspica che l’assessorato regionale alla Sanità liberi le direzioni generali delle Asp siciliane da un eccesso di responsabilità nelle proroghe dei contratti a tempo determinato del personale sanitario.
“Troppa responsabilità sulle Asp”
“L’assessore regionale alla Salute, attraverso il suo Capo di gabinetto, aveva annunciato – dice Cafeo – una nuova circolare che uniformasse tutte le aziende sanitarie locali all’adozione delle stesse procedure, evitando di scaricare sui direttori generali responsabilità sulle assunzioni ma con l’obbligo di guardare al bilancio. E’ evidente che, in queste condizioni, le aziende sanitarie sono fortemente condizionate dalle gestione dei conti e questo aspetto va cambiato perché spetta al Governo regionale prendersi le responsabilità e non ai singoli direttori generali. L’assessore Razza rispetti gli impegni che si era assunto e che al momento non ha mantenuto”.
“In gioco la pelle dei cittadini”
“I contratti scadono il 30 aprile, quindi tra pochi giorni, ci ritroveremo – dice Cafeo – senza personale sanitario. L’assessorato regionale trovi una soluzione per risolvere un problema evidente: serve una immediata proroga dei contratti ma per un periodo di tempo ragionevolmente più lungo. Non si può certo gestire un servizio così delicato ed essenziale per la salute delle persone di mese in mese, con una spada di Damocle che pende tutte le volta sulla testa di chi è chiamato a salvare ed a curare”.
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