Come se la situazione non fosse già seria per la zona industriale, si è aggiunta “la revoca da parte dell’Irsap (Istituto regionale sviluppo attività produttive ) dell’autorizzazione alla Priolo Servizi (la società consortile i cui soci sono la Versalis, l’Isab, l’Eni Rewind, l’Erg Power) allo scarico nel depuratore Ias” tuona Salvo Baio, esponente del Pd.

Il caso Ias

La vicenda Ias ha avuto inizio nel gennaio scorso con il sequestro del depuratore, che tratta i reflui civili di Priolo e Melilli ed i fanghi della zona industriale, a seguito dell’inchiesta della Procura di Siracusa per disastro ambientale. Ma è un sequestro sulla “carta”, le imprese del Petrolchimico continuano a conferire nell’impianto, altrimenti l’intera attività produttiva andrebbe in blocco ma la situazione non potrà ancora andare avanti per molto tempo ed una soluzione dovrà essere trovata.

Nessun provvedimento per salvare l’Ias

La Regione, nelle settimane successive al sequestro, aveva rilasciato una nuova autorizzazione ambientale ma non è stata ritenuta sufficiente. Del resto, appena un mese fa, a seguito della nomina del nuovo amministratore giudiziario, il gip, nel suo provvedimento ha evidenziato che “ancora oggi, nonostante siano passati oltre tre mesi dal sequestro, non si è ancora provveduto a dare compiuta esecuzione al provvedimento ablativo per problematiche di ordine tecnico, nonostante i diversi solleciti di questo giudice”.

“La Regione deve intervenire”

Secondo l’esponente del Pd, Salvo Baio, spetta alla Regione risolvere il problema e salvare la zona industriale dal crollo certo. Perché produrre senza avere un depuratore per i fanghi è come costruire una casa senza gli scarichi fognari.

“Le cause della tempesta giudiziaria – dice Baio – che si è abbattuta sull’Ias dipendono, come è noto, dall’inadeguato funzionamento dell’ impianto di depurazione, che andrebbe ristrutturato per contenere gli effetti inquinanti sul territorio. Chi deve sostenere i costi degli interventi necessari? Se è vero, come io ritengo, che il depuratore consortile è di proprietà della Regione, i costi della ristrutturazione se li deve accollare quest’ultima e se non lo fa ne deve rispondere”