E’ una delle aree naturalistiche più gettonate dagli escursionisti ma resta il problema della sicurezza dei percorsi nella riserva di Cavagrande, incastonata tra Siracusa ed Avola. La Regione, attraverso l’Ufficio contro il dissesto idrogeologico ha  provveduto all’aggiudicazione del progetto esecutivo per la messa in sicurezza dei sentieri di accesso e la fruibilità della riserva naturale orientata. “Sarà un raggruppamento temporaneo di professionisti guidato dallo studio Gabriele Correnti di Catania a redigerlo, in virtù di un ribasso del 38,8 per cento e per un importo di 47 mila euro” fanno sapere dalla Regione.

L’area ha una estensione di 2.760 ettari ed è attraversata, per circa dieci chilometri, dal corso del fiume Cassibile, che ha scavato nella roccia estesi canyon, con pareti a strapiombo sulle vallate del fiume, dove si sono creati dei laghi naturali. La riserva presenta delle criticità non risolte e che riguardano il pericolo di distacco di massi sui sentieri di accesso.

Come ricorda la stessa Regione, “non sono mancati in questi anni gravi incidenti che hanno portato, fra le altre cose, alla chiusura degli accessi Scala Cruci e Mastra Ronna e dei percorsi che portano al fondo valle”. L’unico ingresso oggi aperto è quello di Carrubella e comunque rimane limitata la parte di riserva che è possibile visitare. “Ora l’inversione di rotta: l’obiettivo dell’intervento è quello di individuare una mappatura del rischio di tutta l’area che consentirà di individuare gli interventi più idonei per un sicurezza generale in tutti i versanti” spiega il presidente della Regione, Nello Musumeci.

E proprio per un incidente, che nell’aprile del 1999 causò la morte di una escursionista, Paola Dugo, il giudice del tribunale di Catania ha emesso nel dicembre del 2019 una condanna pari a 560 mila euro nei confronti dell’assessorato regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo rurale ed alla Pesca.  Il risarcimento, come previsto dalla sentenza, è stato assegnato ai familiari della donna.

La vittima, secondo la ricostruzione indicata nella sentenza, si trovava su un  sentiero aperto al pubblico e da un costone roccioso si staccò un masso che la colpì  in testa, “causandole la morte per l’emorragia causata dall’urto” si legge nel dispositivo del giudice. I familiari, a seguito del decesso, presentarono una denuncia contro il Dipartimento regionale azienda foreste demaniali, l’assessorato regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo Rurale ed alla Pesca mediterranea, e la Regione.

Nella motivazione della sentenza, il giudice, alla luce della perizie dei consulenti, ha scagionato la Regione ed il Dipartimento, mentre “va affermata la responsabilità del solo l’assessorato regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo Rurale ed alla Pesca mediterranea per omessa custodia del bene e per l’incidente occorso alla Dugo con il conseguente obbligo di risarcire il danno arrecato”.