Una ragazza di nemmeno 18 anni che aveva sperato e creduto, insieme ad un magistrato, diventato per lei un secondo padre, che il mondo potesse cambiare. Rita, ne era convinta più che mai, sino a quando il suo magistrato, ovvero Paolo Borsellino, morì lasciandola in preda al più cocente sconforto.

Ventiquattro anni fa, una settimana dopo la strage di via D’Amelio, Rita Atria si uccise lanciandosi dal balcone della sua abitazione romana, dove si era trasferita intrapresa la strada della testimone di giustizia.

Insieme alla cognata, Piera Ajello, svelò alla magistratura i segreti e i nomi dei protagonisti della guerra di mafia nel Belice.

Questo il messaggio di addio di Rita: “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.
Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.
Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta“.

A Partanna, città di origine della giovane, il programma per il 24° anniversario della sua morte avrà inizio alle 18 presso il piazzale antistante l’ingresso principale del cimitero comunale. Seguiranno una santa messa ed alcuni momenti di riflessione.

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