Il tribunale del riesame di Palermo ha dissequestrato i conti di un imprenditore che era finito nel mirino per una presunta frode all’Unione Europea. E’ stato accolto il ricorso presentato dall’avvocato Massimo Gagliardo, e per questo è stato disposto il dissequestro della somma di 132 mila euro all’imprenditore Antonio Lo Serro, rappresentante legale della “Mondo Ecologico” di Alcamo. Lo scorso febbraio, su disposizione dei procuratori europei delegati a Palermo, Gery Ferrara e Amelia Luise, per l’imprenditore era scattato il sequestro, dopo una serie di accertamenti eseguiti dall’ufficio delle dogane di Palermo.

L’accusa

Secondo l’accusa aveva evaso il pagamento dei diritti di confine sull’importazione di bici elettriche provenienti dalla Cina, attraverso la redazione e l’utilizzazione di dichiarazioni doganali false sul luogo di provenienza delle merci e sul dazio da applicare. Sulla base dell’ipotesi accusatoria faceva figurare quelle bici come se provenissero dalla Malesia ed invece erano prodotte in Cina. In questo modo evitava i dazi doganali.

L’indagine della Procura Europea

Il presunto raggiro è stato scoperto da un’indagine coordinata dalla Procura Europea, sede di Palermo, a seguito di una segnalazione dell’Olaf, l’ufficio Europeo per la lotta antifrode. I funzionari doganali dell’agenzia delle dogane e dei Monopoli di Palermo evidenziato che i danni all’erario dell’Unione Europea e nazionale ammontano ad oltre 200 mila euro in questa operazione.

Le transazioni

Dall’esame delle transazioni commerciali effettuate da un operatore trapanese che importava biciclette elettriche, sarebbe emerso che tali forniture erano effettuate dalla Cina fino a quando, nel 2018, è stato introdotto un altissimo dazio addizionale antidumping. Successivamente l’importazione della medesima tipologia di prodotti è proseguita dalla Malesia. Dalle indagini effettuate è emerso che in Malesia avvenivano dei trasbordi di e-bikes dalla Cina, al fine di far risultare che la merce fosse di origine e provenienza malese. L’analisi dei flussi e dei dati relativi ai produttori malesi dichiarati come tali, hanno permesso di accertarne l’origine cinese e la conseguente evasione dei dazi antidumping e dei dazi compensativi.

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