Scenderanno in piazza anche a Trapani con un sit in che si terrà il prossimo venerdì 4 gennaio, dalle 10, i pensionati con i sindacati di categoria di Cgil Cisl Uil.
La giornata di protesta davanti la Prefettura della città in piazza Vittorio Veneto, è stata organizzata da Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati “contro il blocco delle rivalutazioni delle pensioni previsto nella manovra” e “per dire no – si legge nel volantino – al governo che vuole impedire la rivalutazione delle pensioni. Questo esecutivo, come gli altri che lo hanno preceduto, vuole risparmiare sui tantissimi cittadini pensionati”.
Al presidio saranno presenti i segretari di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati Trapani, Franco Colomba, Mimmo Di Matteo e Leonardo Falco e i segretari confederali Cgil Trapani, Cisl Palermo Trapani e Uil Trapani, Filippo Cutrona, Leonardo La Piana ed Eugenio Tumbarello.
“Il governo – aggiungono i sindacati – non faccia cassa con i pensionati”. Da quest’anno infatti, “i pensionati saranno ancora una volta penalizzati perché, a differenza di quanto previsto, non verrà ripristinata la rivalutazione delle pensioni, bloccata dal 2011, ma ci sarà un nuovo sistema di riduzione della perequazione per gli importi superiori a 1.500 euro lordi al mese. Non possiamo accettarlo – dicono i sindacati dei Pensionati – chiediamo che venga riconosciuto ai trattamenti pensionistici un meccanismo di rivalutazione che effettivamente risponda ai bisogni di tantissimi pensionati”. Da qui le forme di mobilitazione e di lotta in tutte le città italiane.
Pensionati e pensionate in piazza per protestare contro la manovra finanziaria. Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil di Messina hanno proclamato lo stato di mobilitazione, come è stato fatto in altre città della Sicilia, per esprimere il proprio dissenso contro una manovra giudicata ancora “contro i pensionati”. Venerdì 4 gennaio, dalle ore 10,30 alle ore 12, si terrà un presidio unitario dei pensionati davanti alle Prefettura di Messina, con la richiesta di essere ricevuti.
«Dopo 10 anni di rivalutazioni praticamente bloccate – affermano i segretari generali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil Messina, Gaetano Santagati, Bruno Zecchetto e Giuseppe De Vardo – anche questo Governo gialloverde ha deciso di mettere le mani in tasca ai pensionati con il nuovo sistema di “raffreddamento” della perequazione per le pensioni superiori a tre volte il minimo (1.522 euro lordi mese nel 2018) e con il prelievo straordinario di solidarietà per quelle sopra le 100 mila euro lordi annui. Chi oggi riceve una pensione fino a 1.522 euro mese lordi, pari quindi a tre volte il minimo, potrà continuare a contare sul 100% di rivalutazione legata all’inflazione. Per gli altri pensionati che percepiscono assegni superiori il nuovo meccanismo introdotto dalla manovra, invece, prevede una stretta che comporterà una perdita da 65 a 325 euro lordi anno a partite dal 2019 e per il resto della vita».
Sono sei le altre fasce di indicizzazione previste: tra tre e quattro volte il minimo la rivalutazione al 97%. Al 77% se tra quattro e cinque volte il minimo. Al 52% se tra cinque e sei volte il minimo. Al 47% se tra sei e otto volte il minimo e al 45% se tra otto e nove volte il minimo. Al 40% se la pensione è sopra nove volte il minimo.
«La rivalutazione delle pensioni è una questione di equità – sostengono i sindacati – Da anni chiediamo che venga finalmente riconosciuto ai trattamenti pensionistici un meccanismo di rivalutazione che risponda ai reali bisogni di milioni di pensionati e pensionate, che permetta davvero di non far perdere il potere di acquisto delle pensioni, come di fatto oggi accade. Come sindacato lo avevamo ottenuto e, invece, il Governo “del cosiddetto cambiamento” si allinea alle prassi consolidata, colpisce e fa cassa con i pensionati e non agisce in modo forte e determinato, ad esempio contro l’evasione fiscale».
Anche i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil Messina sono contro la politica a cui piace parlare di reddito di cittadinanza, ma non dice nulla sulla necessità di rilanciare una legge sulla non autosufficienza e un’idea sociale di welfare europeo, non dice nulla su investimenti per lo sviluppo del Paese e per la concreta realizzazione di lavoro per i giovani.
«Siamo contro la decisione di raddoppiare le tasse a chi opera nel no profit – affermano – un danno difficilmente quantificabile per la portata sociale enorme di questo comparto nel nostro Paese che tradotto in attività quotidiane, significa fare di meno per i più deboli. Forse in Italia si può tassare di tutto, ma non i bambini di famiglie povere, i disabili, la fame e la povertà. Siamo contro all’ipocrisia di questo Governo che, sempre con la stessa manovra, premia i soliti evasori fiscali con il saldo e stralcio delle cartelle. Un vero e proprio schiaffo in faccia ai pensionati e pensionate che versano imposte e tasse prima ancora di ricevere l’assegno della pensione».
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