Accusato di avere minacciato un insegnante, confermata la condanna per il marito della preside in appello. Il fatto era accaduto al termine di una riunione di contrattazione sindacale in svolgimento al liceo classico “Giovanni XXIII” di Marsala, nel Trapanese. Gaspare Pumilia, ex primario di Anestesia all’ospedale “Paolo Borsellino”, ha avuto inflitta una pena pecuniaria di 350 euro. Dovrà inoltre pagare le spese processuali e corrispondere anche un risarcimento danni da quantificare in sede civile.
La divergenze
Pumilia è marito dell’allora preside in carica al liceo, Antonella Coppola. Ad emettere la sentenza il giudice monocratico di Marsala Andrea Agate. I fatti risalgono al maggio del 2016 quando il medico, che non aveva alcun titolo per partecipare all’incontro sindacale, marito per l’appunto della preside arrivò a scuola e fece irruzione nel corso della riunione, pare dopo essere stato chiamato dalla moglie, che aveva avuto alcune divergenze di vedute con il docente, Vincenzo Laudicina, professore di matematica. Quest’ultimo nel processo si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Gaetano Di Bartolo.
L’accusa
Secondo l’accusa, il medico avrebbe minacciato il docente dicendogli: “Stia attento… ti rompo il c…”. Al processo, gli altri docenti presenti hanno detto di non avere sentito bene, ma il docente che ha sporto denuncia aveva registrato l’audio con il suo telefonino. Fino allo scorso 10 febbraio, quando si è dimessa, Antonella Coppola è stata assessore alla pubblica istruzione nella giunta di centrodestra del sindaco di Marsala, Massimo Grillo.
“Fiducioso nell’operato della magistratura”
Già in occasione della condanna di primo grado il professore vittima degli epiteti aveva commentato: “Sono sempre stato fiducioso nell’operato della magistratura. Rimangono ovviamente molti interrogativi riguardo il ruolo di quegli educatori e operatori che, a diverso titolo, sono stati ‘spettatori’ ciechi e sordi in questa vicenda. Desidero precisare che i risultati ottenuti, seppure mi siano costati tantissimo soprattutto in termini sofferenze patite, non li considero certo una vittoria personale, piuttosto, un piccolo contributo nella lotta contro un sistema prevaricatore che, come tale, deve stare lontano dalla scuola”.
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