L’imprenditore Matteo Bucaria, 55 anni, è stato condannato dal Tribunale di Trapani a 19 anni di reclusione. È accusato di essere il mandante del tentativo di omicidio del cognato Domenico Cuntuliano, avvenuto nel marzo 2013 a Trapani. Il pm aveva chiesto 21 anni di carcere.

Il movente riconducibile a problemi economici

Il movente sarebbe riconducibile a problemi economici dell’imprenditore che avrebbe progettato di uccidere il cognato per impossessarsi del patrimonio.

Nascosto il reale valore del risarcimento

In particolare Bucaria avrebbe nascosto il reale valore del risarcimento da parte dell’assicurazione, circa 650 mila euro, al cognato che era la vittima.

Arrestato e condannato a 12 anni Gaspare Gervasi

Per il tentativo di omicidio era stato arrestato e poi condannato a 12 anni di carcere Gaspare Gervasi che era stato incaricato di compiere il delitto. Gervasi venne riconosciuto dalla vittima che nonostante fosse stata ferita gravemente con colpi di fucile sopravvisse.

L’intercettazione

L’avvocato della parte civile Antonio Ingroia, oltre alla richiesta di condanna, ha chiesto un risarcimento danni per un milione di euro. Bucaria è stato difeso in aula dagli avvocati Ninni Reina e Giovanni Liotti.
Nel 2020 Bucaria, che si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, era stato arrestato dalla squadra mobile.
La vicenda che ha portato sotto processo Bucaria scaturisce dall’intercettazione di una corrispondenza che Gervasi dal carcere, è tornato libero da qualche tempo dopo avere scontato la condanna a 12 anni, stava per inviare all’imprenditore cognato della vittima del tentato omicidio, una richiesta di denaro.
Per la procura la richiesta di denaro sarebbe stata legata a un “patto” tra Gervasi e Bucaria.

L’assicurazione sulla vita

“Il movente – ha detto in aula l’avvocato Antonio Ingroia – era quello di eliminare per raggiungere due obiettivi insieme: ottenere l’assicurazione sulla vita che la sorella di Cuntuliano (moglie dell’imprenditore Bucaria che sarebbe stato in difficoltà economiche) aveva fatto firmare in suo favore dal fratello ed accaparrarsi l’eredità di Cuntuliano che non aveva figli; ed assicurarsi l’impunità per avere “depredato” di circa 600mila euro che Cuntuliano aveva avuto come indennizzo per un grave incidente stradale che aveva subito. Cuntuliano non aveva mai saputo il reale importo dell’indennizzo.
Lo scoprì solo quando la Squadra Mobile di Trapani glielo rivelò durante le indagini. A Cuntuliano avevano detto che l’indennizzo era solo di 120 mila euro, invece di 620 mila Euro”.

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