Arresti domiciliari e sequestro preventivo delle sue due aziende per un imprenditore di Gela, Rocco Palmeri, di 60 anni, accusato dal gip del tribunale di trasferimento fraudolento di valori, avendo intestato il proprio patrimonio, del valore di sei milioni di euro, a dei parenti, risultati suoi prestanome.

Si tratta di un suo cognato, omonimo, Rocco Palmeri ma di 68 anni, e della figlia di quest’ultimo, Dorotea Palmeri, di 45 anni, che sono stati raggiunti dalla misura coercitiva dell’obbligo di firma.

La guardia di finanza che ha eseguito i provvedimenti e svolto le indagini, coordinate al procuratore Fernando Asaro, ha accertato che la gestione di entrambe le società (operanti nel commercio all’ingrosso di carne e nei trasporti pesanti), la disponibilità di denaro e l’utilità dei beni mobili ed immobili erano nelle mani dell’originario titolare, indagato per mafia nell’ambito dell’operazione “tagli pregiati”, e sottoposto a sorveglianza speciale e divieto di soggiorno.

Il rischio, per queste sue condizioni penali, di vedersi confiscare i beni, lo avrebbe, secondo l’accusa, indotto a cedere fittiziamente le proprie quote aziendali a dei prestanome (altre due persone risultano indagate a piede libero) per poi farne confluire capitali e beni patrimoniali in due nuove imprese, la “Carni del Golfo” e la “Tir Italia”, che lo vedrebbero solo come lavoratore dipendente.

In realtà, sostengono gli investigatori sarebbe stato sempre lui a gestire tutto anche per finalità personali quali pagamenti di ristoranti, alloggi presso strutture alberghiere, abbigliamento, telefonia, gestione dei 50 autotreni aziendali e disponibilità di auto di lusso, tra cui una “Porsche Macan S”.

(foto di repertorio)

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