Scarcerato il sanguinario boss della Stidda di Campobello di Licata, nell’Agrigentino, Salvatore La Rocca. A 82 anni i medici del penitenziario hanno accertato che accusa gravi problemi di salute. Per questo motivo finirà di scontare la pena a vita ai domiciliari, dalla sua abitazione. La Rocca è considerato un uomo di spicco della mafia di un trentennio fa, protagonista di faide e dal grilletto facile.

Gli omicidi

L’anziano patriarca, secondo quanto emerso nel corso dei vari processi in cui è stato imputato, sarebbe stato al centro delle durissime faide della provincia Agrigentina. Scontri a fuoco e agguati per il controllo del territorio da parte di gruppi criminali. La Rocca si trovava in carcere per scontare gli ergastoli per quattro omicidi: quello di Giovanni Smiraglia, ucciso il 29 agosto 1989; di Giovanni Barba, ucciso il 12 aprile 1991. Ed ancora di Vincenzo e Angelo Falsone, padre e fratello del capo di cosa nostra agrigentina Giuseppe Falsone, uccisi il 24 giugno 1991.

Il caso di Francesco Mulè

Ci sono stati sempre eterni dibattiti e infinite polemiche attorno alle scarcerazioni dei boss in Sicilia. Quella più fresca ha riguardato il boss Palermitano Francesco Mulè che erano finito al centro di una recente operazione antimafia. Scarcerato qualche giorno dopo per alcuni vizi formali e difetto di motivazione. La Dda di Palermo ha quindi fatto una nuova richiesta di misura cautelare personale, accolta dal gip. Secondo i carabinieri “in ragione del fatto che il quadro indiziario raccolto… delinea l’attuale e concreto attivismo dell’indagato”. In pratica eserciterebbe il suo ruolo di comando in seno alla famiglia mafiosa di Palermo Centro.

Il caso di Francesco Bonura

Altro caso aveva riguardato il boss Francesco Bonura scarcerato su decisione del tribunale di sorveglianza di Milano. Una scarcerazione legata a gravi motivi di salute fu reso noto dal suo avvocato Giovanni Di Benedetto. Bonura avrebbe avuto un cancro al colon e subito anche un’operazione e si palesò una ricaduta.

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