Ancora polemiche tra l’ex sindaco di Agrigento Lillo Firetto, la dirigenza dell’Asp agrigentina e il sindaco Franco Miccichè, sulla gestione dell’emergenza sanitaria all’interno dell’Ospedale “San Giovanni di Dio”.

Pochi giorni fa Firetto, aveva lanciato l’allarme sostenendo che “La situazione all’ospedale “San Giovanni di Dio” è al limite. La Rianimazione è pressoché al completo. Il reparto Covid è attualmente da 28 posti e sembrerebbe in sovrannumero. Pazienti Covid che nel loro isolamento vivono disagi quali perfino la mancanza di carta igienica nei bagni, di sedie e tavoli per consumare i pasti. Inoltre ci sarebbe un aumento notevole dei contagi anche tra i medici e personale infermieristico”.

Pronta la risposta della Direzione sanitaria: “In riscontro alla presenza di casi di positività al covid-19 presso il presidio ospedaliero “San Giovanni di Dio” si conferma di aver rilevato casi positivi ‘a macchia di leopardo’ fra i pazienti di alcuni reparti della struttura.
Per ciò che concerne il personale, la Direzione dell’ospedale comunica che, dall’inizio del mese di novembre, sono stati individuati 16 casi di positività al covid-19 tra medici ed infermieri (sul totale di circa 850 dipendenti). I sanitari sono asintomatici o paucisintomatici e si trovano in quarantena presso i propri domicili”.

Anche il sindaco di Agrigento Franco Miccichè è intervenuto nella vicenda. In un primo momento aveva affermato sui social che “Non si hanno al momento all’interno dell’Ospedale dei focolai perché i casi di positività che vi sono all’interno sono casi a macchia di leopardo e sono contagi avvenuti all’esterno e non all’interno dell’ospedale stesso, sia per quanto riguarda i pazienti che i dipendenti”, ma subito dopo chiarisce.
“Ieri, nell’apprendere le notizie legate ai contagi all’interno dell’Ospedale San Giovanni di Dio, ho detto che il virus veniva contratto fuori e poi portato dentro da pazienti e sanitari. Stamattina mi è stato chiarito che questa certezza non la può avere nessuno e quindi, verosimilmente può essere un contagio esterno. Al momento si stanno prendendo tutte le precauzioni possibili, ma le ipotesi di contagio sono ancora da accertare”.

“Che il virus venga contratto fuori e sia poi portato dentro da pazienti e sanitari – commenta Firetto al Primo Cittadino – come affermato in un primo momento dal sindaco, sarebbe grave perché ammetterebbe la mancata applicazione di protocolli in grado di prevenire il contagio”.

“La successiva rettifica chiarisce che non può esserci certezza su come avvenga il contagio, ma aggiunge che al momento si stanno prendendo tutte le precauzioni possibili.
La domanda lecita, quindi è: perché si stanno adottando soltanto ora queste precauzioni?
Risulterebbe da contatti con personale medico e infermieristico dell’ospedale che, coloro che vengono accidentalmente in contatto con degenti di reparti non Covid di cui viene poi accertato il contagio, continuano a lavorare all’interno dei reparti in attesa di essere sottoposti a tampone e, poi, di ottenerne l’esito”.

“Quindi occorre comprendere in che modo sia garantita la sorveglianza sanitaria, quanti siano già stati sottoposti a tampone e per quante volte, quanti operatori siano in possesso nei reparti di adeguati dispositivi di protezione individuale per evitare il contagio; in che modo gli stessi operatori vengano protetti anche dagli eventuali visitatori all’interno dell’ospedale”.

“Quindi, nel sostenere tutto il personale che ormai da mesi affronta la crescente pandemia assicurando il diritto alla salute con sacrificio e dedizione e nell’esprimere vicinanza a tutti i degenti e ai loro familiari, sento il dovere di chiedere che si faccia chiarezza con urgenza e una volta per tutte sull’isolamento dei percorsi Covid, sulle precauzioni adottate per prevenire il contagio, sul numero dei tamponi effettuati all’interno della struttura ospedaliera e sui DPI messi a disposizione all’interno di un ospedale per il quale è stato deciso il potenziamento fino a 80 posti Covid”.

“Le rassicurazioni devono servire a salvare vite umane anche di pazienti non Covid, pazienti cronici in particolare che spesso fanno ricorso alle cure mediche dentro l’ospedale, che sono allarmati dalla costante incertezza delle informazioni fornite su temi così delicati”.

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