Una folla di cittadini, rappresentanti di associazioni, forze dell’ordine, istituzioni, ma soprattutto circa 500 studenti provenienti da scuole ed istituti italiani ed europei, indossando la maglietta #iosonopescatore hanno dato vita al corteo che partendo da piazza Castello arriverà alla Porta d’Europa a Lampedusa per ricordare le 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013.

Le magliette (ne sono state distribuite 2.000 realizzate grazie al progetto “Snapshots from the Borders”, del quale il Comune di Lampedusa è capofila) vogliono ricordare che “la legge del mare” è l’unica legge alla quale bisogna far riferimento quando c’è una vita in mare da salvare.

L’imbarcazione sulla quale si trovavano i migranti morti in quella che è passata alla storia come ‘La Strage di Lampedusa’ era un peschereccio lungo circa 66 piedi (20 metri), salpato dal porto libico di Misurata l’1 ottobre 2013, con a bordo migranti di origine siriana.

La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli.

Per attirare l’attenzione delle navi che passavano i migranti pensarono di incendiare una coperta.
Il fumo prodotto, e le fiamme, divampate in tutta l’imbarcazione in breve tempo, spaventarono i passeggeri i quali si spostarono su un lato del peschereccio stracolmo che si rovesciò colando poi a picco.

I superstiti furono 155, una ventina i dispersi.
Si tratta di una delle più gravi catastrofi marittime avvenute nel Mediterraneo.

Alle prime luci dell’alba, alcune imbarcazioni civili e pescherecci locali notarono i naufraghi e diedero l’allarme caricando a bordo i superstiti. Numerosi però i dubbi e le polemiche, in seguito alle testimonianze dei migranti, in merito ai tempi di arrivo dei soccorsi da parte della Guardia costiera.

In seguito al naufragio di Lampedusa, il governo italiano decise di rafforzare il pattugliamento del Canale di Sicilia per evitare che si ripetessero simili tragedie con l’operazione ‘Mare nostrum’, una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.

Il 13 febbraio 2015 la Corte d’Assise di Agrigento ha condannato a 30 anni di reclusione il somalo Mouhamud Elmi Muhidin uno dei trafficanti organizzatori del viaggio.

Oggi l’Italia commemora la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti che sono morti nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa”. Lo ricorda l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che e’ presente a Lampedusa per mostrare solidarietà con i rifugiati e ribadire con forza l’imperativo umanitario di salvare le vite in mare.

“Il numero di arrivi via mare in Europa e’ sceso drasticamente negli ultimi anni, soprattutto lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Eppure il numero di persone che muoiono durante la traversata in proporzione agli arrivi continua a salire. Oltre 1.000 persone hanno perso la vita o risultano disperse nel Mediterraneo dall’inizio del 2019. Questa situazione e’ inaccettabile e non deve continuare. Occorre ripristinare una piena capacita’ di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e stabilire un meccanismo per permettere lo sbarco immediato delle persone soccorse in mare e la redistribuzione dei richiedenti asilo negli Stati membri della Ue”, spiega una nota.

L’Unhcr accoglie con “favore gli sforzi recenti per trovare un accordo per un tale sistema, e spera che la prossima riunione del Consiglio dei ministri di Giustizia e Affari interni in programma l’8 ottobre porterà ad ulteriori progressi, in una dimostrazione necessaria di solidarietà europea“.

Intanto sono 71 i migranti, fra cui due donne e un minore, che sono sbarcati la notte scorsa, sotto la pioggia battente, a Lampedusa. Sarebbero tutti originari del Bangladesh. A soccorrerli, nelle acque antistanti l’isola, e’ stata una motovedetta della Guardia costiera. Tutti sono stati portati all’hotspot.

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