I carabinieri hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto firmato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal pm Chiara Bisso nei confronti di una romena di 26 anni accusata di aver ucciso per rapinarlo Michelangelo Marchese, 89 anni, la notte tra l’11 e il 12 luglio a Palma di Montechiaro (Ag).

Secondo la ricostruzione investigativa la donna era, dal giorno precedente, la badante dell’anziano e prima di ucciderlo lo ha rapinato, prendendogli anche a macchina. La svolta alle indagini è avvenuta pochi giorni fa con il ritrovamento del veicolo appartenuto alla vittima. L’autovettura era in possesso di un pregiudicato di Canicattì il quale, interrogato dagli inquirenti, ha rivelato che la donna, dopo l’omicidio, lo avrebbe contattato per consegnargli il mezzo chiedendogli di portarlo a un autodemolitore. Ma l’uomo si è tenuto l’auto.

La tragica storia di “Zio Michele” , così era chiamato, è cominciata con la scoperta del cadavere quando il figlio Lillo nel luglio scorso ha chiamato i carabinieri che, con l’ausilio dei Vigili del fuoco arrivati da Licata, sono riusciti ad entrare in casa facendo la tragica scoperta: la vittima con il viso insanguinato e con mani e piedi legati, la modesta abitazione (di sua proprietà) messa a soqquadro, ed il pavimento per lunghi tratti macchiato di sangue.

I Ris hanno ispezionato da cima a fondo l’intera scena del crimine, prelevando campioni a iosa dai quali evidentemente ora hanno avuto risposte mentre i colleghi territoriali hanno scandagliato la vita della vittima facendo emergere che, nonostante l’età, Michelangelo Marchese voleva godersi interamente la sua libertà ed indipendenza. I figli (Lillo ed altre due sorelle) più volte hanno tentato di farlo vivere insieme a loro nelle loro case ma lui è stato sempre irremovibile. Voleva stare solo godersi la sua libertà e non dare fastidio ad alcuno. Si trovava bene con la badante rumena. «Troppo bene», sostengono le malelingue. E ora potrebbe scoprirsi che quella badante è pure l’assassina.