E’ in camera di consiglio la corte d’appello di Caltanissetta chiamata a decidere sull’istanza di revisione del processo costato all’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, una condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. La richiesta di revisione è stata presentata dagli avvocati dell’ex manager di Publitalia, Francesco Centonze e Tullio Padovani.

La corte, presieduta da Andreina Occhipinti, dovrebbe decidere anche sulla istanza di sospensione della pena per Dell’Utri presentata dalla Procura generale. La decisione, inizialmente fissata per gennaio, era stata rinviata perché, a sorpresa, la corte si era vista sollevare un conflitto di competenza su input della procura generale di Palermo dopo l’istanza di incidente di esecuzione chiesto dai legali di Dell’Utri alla corte d’appello del capoluogo siciliano. L’incidente di esecuzione nel frattempo però è stato respinto per le gravi condizioni di salute in cui versa l’ex manager, che deve scontare un altro anno e mezzo di reclusione e che nelle scorse settimane è stato posto in detenzione ospedaliera. La vicenda nasce dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) che, tre anni fa, condannò l’Italia per avere processato ingiustamente l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato come Dell’Utri per concorso in associazione mafiosa. Per i giudici della Cedu all’epoca dei fatti contestati a Contrada, precedenti al ’92, il reato non era sufficientemente tipizzato, quindi il processo sarebbe stato celebrato illegittimamente. La pronuncia di Strasburgo, a luglio scorso, dopo una lunga battaglia giudiziaria, è stata “recepita” dalla Cassazione che ha revocato la condanna del funzionario.

Il caso dell’ex numero due del Sisde e quello di Dell’Utri, anche lui ritenuto colpevole per fatti commessi prima del 1992, presentano dunque notevoli similitudini. Tanto da aver spinto i legali dell’ex senatore a rivolgersi alla Cedu, che non si è ancora pronunciata, e contemporaneamente a provare anche la strada dell’incidente di esecuzione davanti alla corte d’appello di Palermo.

I giudici del capoluogo, però, rigettarono il ricorso. Gli avvocati si rivolsero alla Suprema Corte che, pur non accogliendo l’istanza ritenendo che la sentenza Contrada non potesse essere direttamente applicabile a Dell’Utri, “indicarono” la strada della revisione come l’unica percorribile. A quel punto la difesa dell’ex senatore ha presentato istanza di revisione davanti alla corte d’appello di Caltanissetta.