Mentre il centrodestra litiga perché ha già troppi candidati in pectore a sindaco di Catania e ci sono ‘partiti pretendenti’ a prescindere dal nome, il fronte progressista ci riprova con un nome già speso nel 2018.
Ritorna Emiliano Abramo
E’ Emiliano Abramo, presidente della comunità di Sant’Egidio di Catania, il candidato sindaco del capoluogo etneo del fronte progressista. La scelta sarebbe maturata dopo un lungo promosso dal Forum Catania Può e dai movimenti civici e alla presenza dei rappresentanti del fronte progressista inteso come partiti dell’area ovvero M5s, Partito democratico, Sinistra italiana, Europa verde.
Il vice sindaco sarebbe un 5 stelle
L’intesa prevede che il vice sindaco sarà espressione del M5s: il referente in Sicilia del movimento Nuccio Di Paola, nelle prossime ore, riunirà i suoi per indicare il nome in ticket con Emiliano Abramo.
La scelta taglia definitivamente fuori, almeno su questo fronte, l’eventualità di un ritorno di Enzo Bianco. ma l’ex sindaco sembra intenzionato a riprovarci comunque. Se, infatti, a catania si realizza quello che non è successo a palermo con il ritorno insieme di Pd e 5 stelle, il fronte di sinistra si spacca invece trasversalmente.
Le spaccatura a sinistra e a destra
L’altra ala sembra destinata ad essere quella proprio di Enzo Bianco insieme all’ex vice ministro pentastellato Giancarlo Cancelleri che non ci sta a restare in disparte dopo i due mandati.
Ma se a sinistra ci si spacca, non si sta meglio dal lato opposto della barricata dove si continua a litigare sia pure in una prospettiva di recupero dell’unità.
Tre nomi, ma soprattutto un partito che pretende l’indicazione
Nel centrodestra il nome in campo per tutti è quello di Valeria Sudano. La donna espressione della Lega è gradita anche a tutti gli alleati ad eccezione di Fratelli d’Italia. Nulla da dire sulla persona ma il partito di Giorgia Meloni rivendica per se il diritto di esprimere il candidato a Catania. Questo per due motivi: il primo riguarda il fatto che l’ultimo sindaco era di FdI. Salvo Pogliese non è riuscito a svolgere il suo mandato per motivi legati alla legge Severino che è attualmente al centro delle contestazioni di questa maggioranza. Una ‘ingiustizia’ che lo ha portato, al termine del percorso, a dimettersi per candidarsi al Parlamento. Di fatto FdI non ha potuto esercitare il mandato politico amministrativo.
Il secondo motivo è legato alle candidature degli ultimi mesi. Il presidente della Regione è di Forza Italia, il sindaco di Palermo è un centrista vicino a Forza Italia. Il primo partito della coalizione per consenso non ha, insomma, espresso nessuno dei massimi candidati alle poltrone siciliane e adesso vuole il sindaco di Catania.
I nomi di FdI
Ma Fratelli d’Italia non scioglie la riserva sul nome del suo candidato. Il partito in Sicilia ormai ha due anime. Una spinge per la candidatura del pupillo di Nello Musumeci ed ex assessore alla salute Ruggero Razza. L’altra vorrebbe Sergio Parisi, ex assessore comunale proprio di Salvo Pogliese. Ma chi FdI sceglierà, secondo gli uomini della meloni, non deve interessare gli alleati. E’ una partita interna. Agli altri partiti basti sapere che il candidato è meloniano “per diritto”
Il nome forte di Valeria Sudano
Per parte loro, però, anche i leghisti rivendicano di essersi fatti di lato sia alla Regione che a Palermo e, dunque, a Catania vogliono far valere il fatto di avere da esprimere un candidato forte e ritenuto vincente come Valeria Sudano. Peraltro una donna.
Il candidato di rottura
La parola d’ordine è trovare una soluzione senza spaccare il centrodestra ma se i diktat meloniani non dovessero rientrare ecco che è pronto a scendere in campo con il suo nome di rottura Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione, che esclude di candidarsi in prima persona dopo l’assoluzione definitiva, già la prossima settimana potrebbe portare al tavolo del centrodestra l’eventualità terza di un candidato autonomista. I nomi che circolano sono tre e si va da Antonio Scavone a Seby Anastasi ma passando per Salvo Di Salvo
Le conseguenze sulla Regione
In tutto questo Renato Schifani, il Presidente della Regione, potrebbe decidere di scendere nell’agone politico come mediatore. Il profilo è quello giusto e c’è anche un interesse regionale ad evitare la spaccatura. Una eventuale lite sul candidato a Catania avrebbe conseguenze certe sulla maggioranza che lo sostiene. Bisogna trovare a tutti i costi la quadra
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