Due tentati omicidi avvenuti nell’arco di pochi mesi nel 2018 hanno messo la polizia sulle tracce dei due sodalizi mafiosi del catanese sgominati all’alba di oggi. Operazione culminata con 28 misure cautelari.

I nomi degli indagati

In 22 sono finiti in carcere: Carmelo Bellomia, 39 anni; Salvatore Carlino, 32 anni; Michele Cosentino, 72 anni; Salvatore Curto, 39 anni; Maria Polsia Francesca D’Agostino, 29 anni; Francesco Falduto, 49 anni; Lorenzo Ferlito, 54 anni; Giuseppe e Michele Fontanarosa, 25 e 65 anni; Cristofaro Angelo Fuselli, 65 anni; Salvatore Gulluni, 46 anni; Maryna e Mykola Kvak, di 41 e 24 anni; Francesco Ieni, 40 anni; Andrea La Delfa, 42 anni; Francesco e Giovanni Minnici, di 34 e 56 anni; Alessandro Robortella, 29 anni; Maurizio Salici, 1975, 47 anni; Emanuele Sapia, 29 anni; Lorenzo Michele Schillaci, 54 anni; e Giuseppe Viola, 36 anni. Ai domiciliari va invece Domenico Schillaci, 75 anni. Invece con l’obbligo di presentazione sono Roberta Brizzi e Salvatore Simone, di 26 e 39 anni. Infine figurano 3 obblighi di dimora per Andrea Brunetto, 43 anni, Salvatore Caruso, 26 anni, e Arbi Dridi, anche lui di 26 anni.

Due tentati omicidi

I provvedimenti sono stati emessi a conclusione delle indagini coordinate dalla Dda e sviluppate dalla squadra m della sezione antidroga della questura di Catania. L’attività si è incentrata nel periodo tra ottobre 2018 e agosto 2019 avviata in seguito del ferimento a colpi d’arma da fuoco di Anthony Scalia, 30 anni, avvenuto la sera del 30 settembre 2018, nonché del tentato omicidio commesso la sera del 12 novembre dello stesso anno ai danni del pregiudicato Giuseppe La Placa, 43 anni, ritenuto appartenente al clan mafioso Cappello Bonaccorsi. All’indomani del ferimento, Scalia veniva arrestato dagli agenti della sezione antidroga perché nella sua abitazione vennero trovati 675 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana.

Le armi in un parcheggio

La stessa sera dell’arresto di Scalia i poliziotti perquisivano un parcheggio in via Della Bainsizza dove furono rinvenute una pistola semiautomatica calibro 44 magnum con matricola abrasa provvista di caricatore rifornito con 6 cartucce, un revolver Smith Wesson calibro 357 Magnum e tamburo rifornito con 6 cartucce ed un giubbotto antiproiettile. Le ricerche proseguivano e interessavano anche un loculo del cimitero comunale di Catania all’interno del quale i poliziotti rinvenivano un sacco utilizzato per il trasporto delle salme contenente una pistola mitragliatrice con matricola abrasa, una pistola semiautomatica calibro 7.65 con matricola abrasa, una pistola semiautomatica Colt Super 38 Automatic, oltre a svariate munizioni di diverso calibro, anche da guerra.

Le intercettazioni

Un’attività supportata da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e con sistemi di videosorveglianza. A venire fuori due distinti sodalizi criminali dediti al traffico di cocaina e marijuana sull’asse Sicilia-Calabria. La prima organizzazione criminale era dedita al traffico di cocaina ed aveva la propria base operativa nel rione popolare San Giovanni Galermo. I principali membri sarebbero i pregiudicati catanesi Schillaci, Michele Fontanarosa e il trafficante calabrese Minnici. Insieme agli altri membri del gruppo criminale, sia a Catania che in Calabria nella zona della Locride, ogni settimana sarebbero riusciti a far giungere a Catania, nonché nell’agrigentino, ingenti forniture di cocaina, avvalendosi di svariati “corrieri” dell’organizzazione che nascondevano i carichi di sostanza stupefacente in appositi doppi fondi ricavati nelle varie autovetture.

La droga in un’abitazione in provincia

La cocaina, che veniva ‘stoccata’ all’interno di un’abitazione nella zona di Mascalucia, serviva per l’approvvigionamento delle principali “piazze di spaccio” del capoluogo e tra queste la via Capo Passero. Il vertice sarebbe stato Schillaci, all’epoca nel clan mafioso Santapaola-Ercolano, famiglia Nizza, che controllava la “piazza di spaccio” nel rione popolare San Giovanni Galermo. Nel corso delle indagini su questa prima organizzazione criminale venivano documentati, in poco meno di sei mesi, 21 trasporti e consegne di ingenti quantitativi di cocaina e venivano arrestati in flagranza di reato vari “corrieri” del sodalizio con contestuali sequestri di sostanza stupefacente per un totale di 21 chili di cocaina, destinati al mercato catanese.

L’altra organizzazione

La seconda organizzazione criminale era dedita al traffico di marijuana ed aveva la propria base operativa nel rione popolare San Berillo Nuovo. Questa associazione illecita avrebbe avuto i suoi principali membri nel pregiudicato catanese Ieni, storicamente legato al clan mafioso Pillera-“Puntina” e stabilmente dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nonché nel trafficante calabrese Robortella. Insieme agli altri membri settimanalmente avrebbero fatto giungere a Catania ingenti forniture di marijuana che venivano poi rivendute a vari grossisti catanesi. Le indagini su questa seconda compagine criminale consentivano di documentare svariate consegne di ingenti quantitativi di marijuana provenienti dalla provincia di Reggio Calabria che si consumavano nel rione popolare di San Berillo Nuovo.

La pericolosità

Le indagini comprovavano la pericolosità dell’associazione che, sotto l’ala del clan mafioso, si dotava di armi da sparo per “difendere” il proprio traffico di stupefacenti da eventuali ingerenze da parte di gruppi rivali. Oltre al sequestro di 23 chili di marijuana, durante l’indagine venivano anche arrestati alcuni membri del gruppo criminale e tra loro proprio il presunto capo promotore, col contestuale sequestro di varie armi da fuoco, munizioni e silenziatori. Il capo arrestato era Maurizio Salici e dopo di lui anche Francesco Ieni, a cui sono state trovate armi e munizioni.

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