All’aeroporto di Catania il progetto Aeromat per il miglioramento della qualità delle previsioni sulla contaminazione dello spazio aereo dovuto a emissioni vulcaniche. Capofila del progetto è EHT, in partnership con le Università di Messina, la Mediterranea di Reggio Calabria, di Cassino e la Parthenope di Napoli, l’INGV, la Società di gestione dell’aeroporto di Catania (SAC) e 4 imprese oltre EHT, IEENG, Proplast e Sielte.

La questione cenere vulcanica

Presso lo scalo aeroportuale catanese oggi il punto nella fase finale del progetto. “Sono particolarmente felice di aprire questo comitato tecnico scientifico dedicato al progetto Aeromat, che promette di aiutarci nell’affrontare la  costante problematica della cenere vulcanica, che ha un enorme impatto sul traffico aereo dell’aeroporto di Catania e che crea notevoli disagi ai nostri passeggeri. Oltre a porre importantissime questioni di sicurezza del volo” – ha esordito l’ad della Sac, Nico Torrisi. “Qualunque innovazione tecnologica possa essere sviluppata e proposta, per supportarci nell’essere sempre più veloci ed efficienti nella prevenzione delle conseguenze dei fenomeni vulcanici e nella mitigazione delle stesse, ci troverà quindi sempre pronti all’ascolto e alla collaborazione”.

Il progetto del Nucleo di Coordinamento Operativo

Sac fa parte del Nucleo di Coordinamento Operativo, nucleo tecnico convocato e presieduto dall’Enac, che vede anche la partecipazione degli esperti del traffico aereo Enav e Aeronautica Militare, che individua eventuali limitazioni operative da mettere in atto tempestivamente per evitare che un aeromobile attraversi una porzione di spazio aereo contaminato.

Modelli di previsione

“Il progetto è in via di conclusione ed è già possibile evidenziare gli esiti positivi – ha sottolineato il Presidente di EHT S.C.p.A, Emanuele Spampinato – Quanto portato avanti ci permetterà di progettare modelli di previsione relativamente alla cenere vulcanica, minimizzando l’impatto sull’aeroporto e sui territori interessati. Non solo: Aeromat avrà grande impatto nell’applicazione pratica. Il modello può infatti venire incontro alle esigenze del territorio per quanto riguarda la gestione dell’emergenza cenere, la rendicontazione da parte dei comuni e le informazioni alla cittadinanza. I recenti e frequenti episodi di emissione di cenere dall’Etna, ci hanno tra l’altro permesso di affinare i modelli previsionali, potendone sperimentare l’aderenza alla realtà”.