“Sono 61 i detenuti del territorio catanese ristretti al 41 bis. Non pochi. Eppure non vi figura più Aldo Ercolano, nonostante sia considerato dall’autorità giudiziaria l’esponente apicale, assieme a Benedetto Santapaola, della famiglia criminale egemone di Cosa Nostra in questa parte della Sicilia”.
Lo afferma il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, in una lettera al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, “nella speranza che condivida le nostre preoccupazioni e sappia intervenire di conseguenza”.
Aldo Ercolano, 59 anni, nipote e alter ego del capomafia Benedetto Santapaola, è uno storico boss di Cosa nostra di Catania. Ergastolano, sta scontando anche il carcere a vita per essere stato uno dei mandanti dell’uccisione di Giuseppe Fava, il giornalista e scrittore assassinato dalla mafia il 5 febbraio del 1984, davanti il teatro Stabile del capoluogo.
La richiesta di Claudio Fava non è collegata all’omicidio del padre. La notizia della revoca del cosiddetto carcere duro, al boss Aldo Ercolano è emersa nell’audizione della Commissione di due giorni fa alla Prefettura di Catania durante la quale, scrive Fava, “tutti hanno messo in evidenza lo stridente contrasto tra l’intatta autorevolezza e la pericolosità criminale che viene a tutt’oggi riconosciuta all’Ercolano, e la revoca del 41 bis che lo ha restituito al circuito detentivo normale. Fatto incongruo, preoccupante, non comprensibile”.
“Peraltro – si legge ancora nella missiva al ministro Bonafede, inviata per conoscenza anche al procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro – recenti indagini giudiziarie, e la testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia, hanno confermato la capacità di controllo e di comando che l’Ercolano, sia pur detenuto da molti anni, conserva pressoché intatta sugli affiliati del suo gruppo criminale: si ritiene che i Santapaola-Ercolano raccolgano oltre la metà di tutti gli affiliati a Cosa Nostra di Catania. Le scrivo sapendo che i margini di intervento che le competono, pur non essendo esclusivi, possono rivelarsi decisivi per indurre chi ne ha il compito istituzionale ad una rivalutazione della posizione dell’Ercolano e della revoca del 41 bis di cui ha beneficiato”.
Fava ricorda che in passato “era stata disposta la revoca del carcere duro ad Aldo Ercolano” e che “il ministro della Giustizia dell’epoca, l’onorevole Orlando, trovò modo e forme perché venisse rivalutata” e il “provvedimento fu annullato”.
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