• I retroscena dello scandalo a Sigonella
  • La richiesta di tangente denunciata da una società del gruppo Ciancio Sanfilippo
  • Il collaboratore che ha denunciato lo ha fatto in raccordo con i vertici racconta il procuratore Zuccaro
  • Gli indagati avrebbero fatto pagare l’esproprio il doppio del reale valore dei terreni

C’è una denuncia presentata da un collaboratore della Sater, azienda agricola del gruppo editoriale Ciancio Sanfilippo, alla base dell’indagine che ha portato allo scandalo tangenti a Sigonella.

La tangente subito denunciata dal gruppo Ciancio Sanfilippo

Un dettaglio confermato dal procuratore Carmelo Zuccaro che ha raccontato pubblicamente la denuncia “Noi sappiamo che il collaboratore della Sater – ha detto Zuccaro – ha agito con il consenso della proprietà che ha come amministratore unico Mario Ciancio Sanfilippo. C’è stata ampia collaborazione anche da parte del ministero della Difesa”.

Una tangente da 50mila euro per raddoppiare il valore dei terreni

Alla base di tutto il progetto di ampliamento della base militare di Sigonella per il quale era necessario espropriare alcuni terreni. Fra questi c’è un fondo agricolo ricadente nei territori di Motta Sant’Anastasia e Catania di proprietà proprio della Sater, azienda agricola del gruppo editoriale Ciancio Sanfilippo.

Il sistema era abbastanza semplice. Gli ufficiali si offrivano si sopravvalutare i terreni fino a 35mila euro al metro  quadrato contro i circa 18mila del valore di mercato facendo lievitare il prezzo del fondo di circa 100 metri da 1 milione e 800 mila euro fino a 3 milioni e mezzo. Per farlo chiedevano in cambio il versamento di somme fino al 3% del guadagno dunque fra 50 e 100 mila euro, garantendo anche un indennizzo rapido e senza contenziosi

L’indagine e gli arresti

La denuncia del collaboratore della Sater ha fatto scattare accertamenti ed indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Catania al culmine delle quali, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari, nei confronti di Matteo Mazzamurro e Giuseppe Laera, sottoposti a indagini – in qualità di, rispettivamente, Tenente Colonnello e Luogotenente, appartenenti all’Aeronautica militare/3° Reparto Genio di Bari – per istigazione alla corruzione proprio nell’ambito della procedura di esproprio per pubblica utilità di terreni privati per l’ampliamento a finanziamento Nato della base aerea di Sigonella.

Le indagini

Le articolate indagini, svolte dalle unità specializzate anticorruzione del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania, hanno preso spunto dalla denuncia ma “le successive investigazioni – spiega la procura etnea – anche di natura tecnica ad ampio spettro, hanno consentito di riscontrare che i due appartenenti all’Aeronautica militare, deputati a seguire l’iter amministrativo di tutta la procedura di esproprio di una vasta area (circa 100 ettari) confinante con la base aerea di Sigonella, hanno sollecitato il proprietario del terreno a versare una somma di denaro in contanti, garantendo in cambio molteplici vantaggi quali:

  • un indennizzo maggiore (fino a 35mila euro per ettaro) rispetto ai valori di mercato (18mila euro) per l’esproprio del terreno;
  • un ampliamento, rispetto al progetto originario, dell’area da espropriare, così da garantire un maggiore vantaggio al privato, con conseguente aumento della spesa pubblica;
  • il celere riconoscimento dell’indennità di esproprio, senza necessità di avviare contenzioso con la Pubblica amministrazione”.

Il tariffario

Le indagini avrebbero accertata che i pubblici ufficiali indagati, in cambio della messa a disposizione della loro funzione, avrebbero, in più occasioni, richiesto al proprietario del terreno un illecito compenso, stabilito mediante un “tariffario” che prevedeva una percentuale (dall’1 al 3%) a favore dei pubblici ufficiali, in base all’aumento di valore dell’indennità di esproprio ottenuto alla fine del percorso.

Sono state eseguite anche perquisizioni del domicilio e degli uffici in uso ai due militari destinatari delle misure personali.

È stato inoltre eseguito, nei confronti della Direzione dei lavori e del demanio del Ministero della difesa (GENIODIFE), un ordine di esibizione della documentazione inerente alla procedura di esproprio.

 

 

 

 

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