Un vigile del fuoco catanese scrive al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un grido d’aiuto è quello che invia Carmelo Barbagallo, sindacalista catanese. “Dopo ogni funerale, ogni grande emergenza, i vigili del fuoco, non hanno più bisogno di ricevere pacche sulle spalle, vogliono fatti concreti, non le promesse mai mantenute”. Questo scrive a Mattarella Barbagallo ricordando come i vigili del fuoco siano sempre pronti a intervenire per ogni emergenza e catastrofe.

Pompieri senza assicurazione totale

Il pompiere denuncia la situazione dell’intero comparto. “Come lei già saprà noi purtroppo non abbiamo nessuna copertura assicurativa totale, non abbiamo nessun riconoscimento delle malattie professionali e, spesso e volentieri, siamo costretti a pagare le spese sanitarie di tasca nostra”. “Se ci facciamo male, se ci ammaliamo restiamo soli, e questo non è assolutamente giusto”, si legge nella missiva inoltrata al Capo dello Stato ricordando come quello dei vigili del fuoco sia uno dei corpi meno pagati dallo Stato.

L’appello al Presidente Mattarella

“Serve investire sui Vigili del fuoco, serve investire sulla prevenzione e messa in sicurezza del territorio. Ormai la Repubblica italiana è fondata proprio sui soccorritori. Le nostre parole, ci auspichiamo siano ascoltate almeno da lei, Uomo di grande personalità e umanità. Mai più di oggi la sfiducia del corpo più amato dagli è così alta, anche l’ultimo contratto, partito bene, sta’ finendo male”.  “Noi Vigili del fuoco, non pretendiamo stipendi da parlamentari o da dipendenti della camera, ma solamente uno stipendio dignitoso, più tutela della nostra salute e, molta ma molta più sicurezza della nostra figura”.

Basta pacche sulle spalle

“A ogni emergenza tutti lì a volerci dare un premio o una pacca sulle spalle o, benemerenza che, a pagamento è come una ferita che sia apre ancor più. Ma pazienza, noi siamo vigili del fuoco che, passando l’evento, volano le belle parole, volano via come il vento e rimangono le poche tutele, lo stesso stipendio e le tante promesse, quelle che siamo stanchi di sentire. Le attrezzature e i mezzi rattoppiamo, per mezzo della nostra mano”.